LEOPARDI POETA E LEOPARDI PESSIMISTA

20-4-06

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                               Occorre distinguere le due caratteristiche del grande nostro :

                l'essere poetico leopardiano , per nostra e sua fortuna, non è racchiudibile del tutto all'interno del pensiero filosofico e della generale immagine del mondo del recanatese . Poesie tipo Il sabato del villaggiol'InfinitoLa quiete dopo la tempesta , A Silvia, La sera del dì di festa, Il passero solitario...ecc. , denotano un temperamento lirico , una sensibilità reale, che è esattamente l'opposto del mortifero decadentismo che per esempio nelle Operette Morali (e relativi Commenti), vede tutto nero e quel che è peggio, tutto nero è ciò che come l'Amore frutto della Religione, è vero, bello e buono, e che in definitiva dovrebbe rappresentare anche per il Leopardi la sostanza fraterna vera dell'esistenza; invece proprio quel buono e quel clù, viene ahimè considerato dal poeta, pura illusione .

                E qui dobbiamo disilluderci: si tratta d'affermazioni, dove non c'è niente da imparare sul piano della bontà del contenuto, e che semmai insegnano solo quale esempio o conseguenze negative di frutti non buoni 1) : infatti Leopardi visse sempre in eccessiva tristezza, pessimismo e malizia interiore : e questo fu il frutto della mancanza di Dio.

                La mala filosofia lo uccide nel pensiero, ma il suo spirito poetico si ribellò a questo trattamento, e specialmente per nostra fortuna  , quell'essere poetico e nobile, si sottrae in parte agli effetti deleteri e decostruttori del pessimismo, e diciamolo anche , della mancanza di speranza e di fede.

                Sentite , a riguardo del pessimismo puro, cosa dice circa l'origine del desiderio della morte:

                Ovunque si medita...si detesta la vita...; ...la cognizione delle cose conduce il desiderio della morte . Pertanto o la Religione riacquisterà il suo credito; o questo mondo diverrà un serraglio di disperati . Ma la Religione del nostro non è la sostanza della salvezza , bensì è solo una illusione necessaria. Infatti tutto il piano della natura intorno alla vita umana, s'aggira sopra la gran legge di distrazione, illusione e dimenticanza. Tanto più questa legge è svigorita tanto più il mondo va in perdizione 2). La morale è soltanto un'arte falsa : L'altro errore in cui cadono gli scrittori, si è che anche se talvolta hanno qualche precetto o sentimento vero, lo dicono col linguaggio dell'arte falsa, cioè della morale 3). E pur avendo vena poetica notevole e potente, è Giacomo fortemente ostacolato nel vedere la grandezza degli umili, si che i suoi paesani gli appaiono di certa   drammatica inimicitudine : Natio borgo selvaggio, intra una gente / Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso / Argomento di riso e di trastullo,/ Son dottrina e saper; che m'odia e fugge, / Per invidia non già, che non mi tiene / Maggior di se, ma perché tale estima / Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori 4) .

                Sentite , a riguardo dell'essere poetico che travalica il sistema di pensiero leopardiano e va oltre il pessimismo noto, come scandaglia, quell'essere leopardiano medesimo, la nobile grandezza della realtà naturale o umana :

                Passata è la tempesta:/ Odo augelli far festa e la gallina, / Tornata in su la via, / Che ripete il suo verso. Ecco il sereno / Rompe là da ponente alla montagna; / Sgombrasi la campagna / E chiaro nella valle il fiume appare. / Ogni cor si rallegra, in ogni lato / Risorge il romorio / Torna il lavoro usato. / L' artigiano a mirar l'umido cielo, / Con l'opra in man, cantando, / Fassi in su l'uscio; a prova / Vien fuor la femminetta a còr dell' acqua / Della novella piova; / E l'erbaiol rinnova / di sentiero in sentiero/ Il grido giornaliero . / Ecco il sol che ritorna, ecco sorride / Per li poggi e le ville. Apre i balconi, Apre terrazzi e logge la famiglia: e dalla via corrente, odi lontano / Tintinnio di sonagli; il carro stride / Del passeggier che il suo cammin ripiglia .

               Si rallegra ogni cuore. / Sì dolce, sì gradita / Quand'è com'or, la vita ? / Quando con tanto amore / L'uomo a' suoi studi intende ? / O torna all'opre ? o cosa nova imprende ...5) ?

                E prosegue nella bella descrizione del Sabato del villaggio :

                La donzelletta vien dalla campagna / in sul calar del sole, / Col suo fascio dell'erba; e reca in mano / Un mazzolin di rose e di viole, / Onde, siccome suole, / Ornare ella si appresta / Dimani, al dì di festa, il petto e il crine. / Siede con le vicine, Su la scala a filar la vecchierella, / Incontro la dove si perde il giorno; E novellando vien del suo buon tempo, / Quando ai dì della festa ella si ornava, / Ed ancor sana e snella Solea danzar la sera intra di quei / Ch'ebbe compagni dell'età più bella. / Già tutta l'area imbruna, / Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre / Giù da colli e da tetti,/ Al biancheggiar della recente luna. / Or la squilla da segno / Della festa che viene; / Ed a quel suon diresti / Che il cor si riconforta. / I fanciulli  gridando / Su la piazzuola in frotta, / E qua e là saltando, Fanno un lieto romore: E intanto riede alla sua parca mensa, / Fischiando, il zappatore, / E seco pensa al dì del suo riposo. / Poi quando intorno è spenta ogni altra face, / E tutto l'altro tace, / Odi il martel picchiare, odi la sega / Del legnaiol che veglia / Nella chiusa bottega alla lucerna, / E s'affretta e s'adopra / Di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba . / Questo di sette è il più gradito giorno, / Pien di speme e di gioia ...6) .

                Potrebbesi dunque continuare prendendo ad es. tanti altri compomimenti e opere del triste da Recanati .

                Leopardi è dunque lontano dalla condizione spirituale di chi per abulimia artistica ed eccessivo errore ideologico, non è in grado di comprendere la poesia degli umili, quella bucolica e georgica dei lavori agricoli e artigianali : egli comprende questa poesia, posto che ci metta l'orecchio dei sensi ; non la comprende però a fondo, quando dal terreno solare dell'apparenza , comincia a meditare il senso più profondo della realtà apparente, cioè in conclusione non la comprende quando non solo è necessaria la voce del pensiero, ma anche dello spirito; quando è necessaria non solo la voce dello spirito umano in sé, cioè nella sua solitudine, ma anche la voce dello spirito umano dinanzi all'Eterno, disposto a confidarsi e relazionarsi, a fidarsi di lui . Pertanto la conclusione della Quiete dopo la tempesta , non può essere che la seguente, perché la sola morte o peritudine delle cose (esperienza umanissima e incontrovertibile) non basta a spiegare il senso ultimo delle medesime cose :

                 Quando de mali suoi men si ricorda / Piacer figlio d'affanno; / Gioia vana , ch'è frutto / Del passato timore, onde si scosse / E paventò la morte / Chi la vita aborria; / Onde in lungo tormento, / Fredde, tacite, smorte, / Sudar le genti, e palpitar, vedendo / Mossi alle nostre offese / Folgori, nembi e vento.

                O natura cortese, / Son questi i doni tuoi, / Questi i diletti sono / Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena / E' diletto fra noi . / Pene tu spargi a larga mano; il duolo / Spontaneo sorge: e di piacer , quel tanto / che per mostro e miracolo talvolta / Nasce d'affanno, è gran guadagno. Umana / Prole cara agli eterni! Assai felice / Se respirar ti lice / D'alcun dolor : beata / Se te d'ogni dolor morte risana 7).

                E lo stesso accade nel finale del Sabato del villaggio : sembra di sentire gli antichi pagani , che solevan dire Carpe diem 8) :

                Diman tristezza e noia / Recheran l'ore, ed al travaglio           usato / Ciascuno in suo pensier farà ritorno.

                Garzoncello scherzoso, / Cotesta età fiorita / E' come un giorno d'allegrezza pieno / Giorno chiaro, sereno / Che precorre alla festa di tua vita. / Godi, fanciullo mio; stato soave, / Stagion lieta è cotesta. / Altro dirti non vò; ma la tua festa / Ch'anco tardi a venir non ti sia grave 9) .

 

NOTE

1 : A proposito del principale errore leopardiano, crf. quando dice il Gioberti ; ma crf. anche : La lezione di Goacomo Leopardi, di M. Luisin .

2 :  G. Leopardi, in : Frammento sul suicidio, in:  Notizie sulle Operette , in: Leopardi, Tutte le Opere ,  Milano, Fabbri, Bompiani, Sonzogno, 1993, vol I° , p. 199 .

3 : Idem : Novella: Senofonte e Niccolò Macchiavello, in: idem , p. 191 .

4 :  Idem, in : Le Ricordanze , in: Canti , s.l. , Mondatori 1957,  p. 83  (BNN: Biblioteca moderna mondadori, n. 500) .

5 :  Idem, in : La quiete dopo la tempesta , idem  p. 93  (Idem) .

6 :  Idem, in : Il sabato del Villaggio , idem  p. 95  (Idem) .

7 :  Idem n. 5, p. 94 .

8 Carpe diem ( Orazio , Odi I, 11.8) : Approfitta del giorno presente . Questa sentenza , se presa in senso epicureo significa : Spassiamocela oggi allegramente e meglio possibile, senza pensare al domani, perché nel futuro si sà come sia inevitabile la morte . Al contrario, se presa in senso buono o ordinario , significa : Approfittiamo delle buone occasioni che oggi si presentano, senza avere le preoccupazioni inutili, del domani . Ma il significato antico più ordinario è il suddetto senso epicureo. Al contrario il secondo significato, è a mio avviso una probabile elaborazione cristiana o comunque fortemente segnata dall'avvento del cristianesimo, poiché in un passo famoso del Vangelo si dice di pensare all'oggi, senza eccessiva preoccupazione del domani ( Mt 6,28; Lc 12,27) .

9 :  Idem  n. 6, p. 96

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