Riassunto : La concezione del Dio uno e trino, razionale consapevole e insieme onnipotente e onnisciente, Dio della vita che ha creato tutto dal nulla (Natura compresa, Uomo compreso) e risuscita i morti perché è Dio, ma anche perché ha mostrato di essere Dio risuscitando per primo Lui stesso dalla morte corporale (Pasqua), è concezione tipica solo del cristianesimo; e è allo stesso tempo, il fondamento principale del progresso umano, con 2000 anni di storia quale prova inoppugnabile; questa concezione spiega perché il cristianesimo stesso, ha progredito di più rispetto agli altri popoli e culture, che non hanno conosciuto una simile nozione di Dio; tale maggior progresso rispetto ad ogni altra religione e civiltà, riguarda anche l’attenzione verso i poveri e i menomati per qualche ragione; quindi riguarda anche i non vedenti e i sordomuti.

                L’illuminismo, e i suoi sostenitori oltre la misura, han cercato e cercano erroneamente, di ascrivere a se il progresso e i primati storici evidenti, che invece sono merito sostanziale della religione cattolica e cristiana. Valentin Haüy e Louis Braille, erano infatti uomini di fede e determinati a vivere la fratellanza cristiana, chiamata spesso  nei manuali, filantropia, per misconoscerne la radice cattolica ; e anche se cattolici non  fossero stati (ma lo furono), senza l’attenzione generale e millenaria del cristianesimo all’uomo, non sarebbero stati possibili quegli sviluppi da Haüy e Braille; lo dimostra il fatto che tali sviluppi dalla Scuola per ciechi di Parigi fino All'alfabeto Braille, sono avvenuti in ambito cristiano e non in altra civiltà; inoltre non fu Haüy il primo a inventare un sistema alfabetico per non vedenti con alla base il tatto, ma tale primato va  attribuito  oltre un secolo prima, al gesuita Francesco Lana de Terzi (1631-87).

 

 

Frontespizio dello Statuto della Fraglia (dal lat. frater, nome di corporazione veneta di fratelli o soci) di Santa Maria dei Ciechi a Padova, del 1377 (Padova, Biblioteca Universitaria, segnatura B.P. 1453).

E' evidente che il nome Fraglia (cioè corporazione), richiama l'ambizione di provvedere alla assistenza e al sostentamento dei nonvedenti, mediante le attività possibili, tra le quali l'elemosina era una occupazione, forse tra le più importanti all'epoca; ma non era l'unica; perciò queste corporazioni furono probabilmente, anche le prime scuole per nonvedenti, come suggerisce lo stesso frontespizio con la parola Scuola di santa Maria dei Ciechi .

Ma ciò che va rilevato, è che si tratta di una delle più antiche associazioni per nonvedenti. L'idea della solidarietà cristiana, produce l'associazione; l'associazione è il presupposto per lo sviluppo umano e tecnico insieme. Fuori dal cristianesimo, non si è progredito allo stesso ritmo in materia di nonvedenti, perché la diversa o minore solidarietà, non ha suggerito l'associazione; e la mancanza di associazione, ha impedito anche il progresso tecnico. Tutto ciò ancora oggi sta avvenendo in alcune parti del mondo islamico, dell'Asia, dell'Africa ... . Ma si tratta di un retaggio molto antico, e del tutto estraneo al cristianesimo

 

TESTO

 

                La narrazione della storia è un fatto importante, perché come diceva Cicerone, oltre che memoria essa è anche magistra vitae  (maestra di vita) .

                Le ideologie però, come è noto, si intromettono nel modo di narrare i fatti e talvolta, li stravolgono perfino.

                Questo errore insieme abbondante e pressoché costante nel mondo, quando si tratta del cattolicesimo, del cristianesimo e della Chiesa Cattolica, è frequente in quei filosofoni-filosofini, chiamati illuministi.

                Ora tutto questo che c’entra coi non vedenti e il MAC (Movimento Apostolico Ciechi) ? 

                Risposta : c’entra perché alcuni meriti esclusivi della Chiesa Cattolica e del Cristianesimo, a riguardo della attenzione, promozione umana e tecnica, emancipazione totale della personalità dei non vedenti, dei sordi e in genere di tutto il mondo dei diversamente abili, come dei poveri in generale, come dell’uomo in generale,  viene erroneamente ascritto all’ateismo o all’illuminismo francese, quando in realtà è merito esclusivo, costante, secolare, millenario, del cattolicesimo, prima ancora che delle altre confessioni cristiane, e prima ancora che delle ideologie o degli Stati, con le loro politiche sociali e moderne.

                Mi limito perciò in questa circostanza, a trattare dei non-vedenti, con qualche cenno ai sordomuti, pur essendo consapevole, che il discorso riguarda, come ho sopradetto, tutte le persone diversamente abili; e più in generale, riguarda l’intera concezione della persona e degli uomini nel mondo; l’intera filosofia e percezione reale della vita .

                A riguardo della concezione dell’uomo che deriva dalla Scrittura, dai Vangeli, bisogna subito chiarire che essa è una conseguenza della concezione di Dio; quindi della rivelazione del medesimo Dio, della sua incarnazione, morte, resurrezione.

                Non si tratta perciò di un Dio impersonale come per es. può essere il Tao cinese, che presiede all’ordine, ma non è una persona; non è nemmeno un Dio superattivo e autoritario, volitivo, come quello islamico; tantomeno un Dio incosciente e irrazionale, volubile, come spesso sono le divinità pagane precristiane; è invece un Dio unico e insieme trino, distinto dalla natura, a immagine e somiglianza dell’uomo, onnipotente, personale e onnisciente,  che creò tutto dal nulla (concetto di creazione che implica un Creatore) con ordine e perfezione; è un Dio capace di sacrificare il proprio figliolo (Dio come il Padre, della stessa sostanza del Padre) per ridare la vita eterna agli uomini, decaduti a causa del peccato. Il Dio cristiano è perciò l’opposto esatto del panteismo ciclico e eterno ritorno che domina la maggioranza delle religioni, senza creazione e creatore; è insomma l’opposto della impersonalità divina, del politeismo a volte immorale; la sua razionalità e moralità, è invece il Decalogo, che egli assume aggiungendovi se stesso e il suo sacrificio, fino al sacrificio della Croce, e fino al trionfo pubblico della Resurrezione…  .

                E’ questa concezione cristiana della divinità che è Persona umana e divina, viva e creatrice, eterna e onnipotente (ma non impersonale e ciclica),  che fa dire a Gesù con forza e sapienza davvero divine, che  la cecità come le malattie, non possono essere considerate una punizione divina; non sono frutto del peccato o della maledizione riferiti direttamente alle singole persone come intendeva il mondo antico greco e romano e specialmente quello ebraico, quantunque questo concetto discriminatorio-punitivo del cieco e del malato, sia esteso in tutta l’antichità (es : Giudici 16, Sansone; II Re 25,7; 1 Samuele 12,2…). Perciò Gesù afferma il nuovo modo di considerare i ciechi e di conseguenza, tutte le disabilità affini : non si nega il peccato d’origine e il disordine che arrecò; ma si interpreta la realtà attuale delle persone, alla luce della redenzione; quando le persone stesse si pongono quotidianamente di fronte al Redentore,  anche le malattie,  gli scompensi della vista, servono, cooperano in qualche modo, affinché si manifestino le opere di Dio:

                Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?". Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo". Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: "Và a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. (Gv 9,1-7)

                In seguito Gesù come è noto, si identificò con gli ultimi, quando disse che chiunque manchi di qualcosa che è indispensabile a vivere con la dignità che gli spetta, quale uomo e Figlio di Dio, riscattato dal sangue versato dalla passione di Cristo medesimo, è una mancanza che riguarda il medesimo Cristo; in altri termini, è  una soddisfazione che se vissuta da alcuni volenterosi, soddisfa Gesù stesso, perché Gesù vi si identifica :  Et respondens Rex dicet illis: “Amen dico vobis: Quamdiu fecistis uni de his fratribus meis minimis, mihi fecistis [E rispondendo dice il Re a loro: Amen vi dico: Quando lo faceste (dar da mangiare, da bere, ospitare, visitare gli infermi e i carcerati) a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me]  (Mt 25,40 ) .

                E’ perciò dalla concezione teologica di Dio, che nasce la nuova e rivoluzionaria concezione dell’uomo salvato dal peccato, e quindi anche da ogni malattia o disordine che ne possa menomare l’esistenza. Per questo i cristiani avranno sempre un’ occhio di riguardo per i poveri e i malati; non solo per pietà umana, ma come obbedienza a un comando divino specifico, per cui il povero e l’ammalato da ultimi, acquistano con Gesù, un posto da privilegiati del suo cuore divino. Questo comando d’amore verso il prossimo, il cristiano non potrà ignorare perché se non ama il prossimo che si vede, come potrà amare Dio che non si vede (1Gv . 1,12)?

                Ecco perché in ambito cristiano è avvenuto quello che nelle altre culture non è avvenuto; e non poteva avvenire perché ne mancavano i presupposti teologici; infatti il Dio o gli dei di quei popoli, non erano lo stesso Dio; non erano e non sono Gesù Cristo, l’Amore incarnato e Eterno .

                E che cosa è avvenuto? E’ avvenuto un fatto rivoluzionario : che l’attenzione verso il prossimo bisognoso, come il malato, come il diversamente abile, non è mai stata potenzialmente assistenzialista e pietista come oggi alcuni credono e a volte scrivono. Certamente dei credenti come dei momenti storici,  possono avere interpretato l’amore del prossimo comandato da Gesù, come un fatto pietistico e assistenziale; questo può anche avvenire ai nostri giorni; sarà sempre un luogo comune contro cui combattere, vista la debolezza e l'egoismo della natura umana;  ma potenzialmente, e realmente nel complesso, ha sempre prevalso con forza dottrinale e pratica, il concetto che il cieco, il sordomuto, il malato, il povero…sono figli di Dio come gli altri; anzi, hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio stesso, che si identifica con loro; li accompagna in modo particolare, nonostante solo qualche volta, li liberi del tutto (anche fisicamente), dal peso delle mancanze fisiche.. .

                Ecco perché gli ospedali, la figura dell’infermiere e l’infermieristica, l’assistenza, le tecniche di comunicazione per non vedenti e sordomuti, nascono nel cristianesimo e non altrove : nascono per obbedienza al comando fondamentale dell’amore del prossimo; e nascono  per fede, in quella parte del mondo dove nella vita quotidiana, si cerca vivere  il concetto del Dio fatto Uomo, creatore dal nulla  di tutte le cose visibili e invisibili, l’unico che può dare la vita e la vita eterna, ed è Persona distinta da ogni altra persona o creatura… , pur condividendo la natura umana a causa della incarnazione.

                Pensare come fanno alcuni che gli ospedali del medioevo sono solo assistenza e pietismo, beneficienza generica, è profondamente errato; infatti se così fosse stato, non sarebbe avvenuto nessun progresso, perché il pietismo e l’assistenzialismo senza anima, sono piuttosto delle involuzioni; e le involuzioni vanno indietro, non vanno avanti, come invece è mirabilmente avvenuto; infatti,  i primi studi anatomici, le tecniche chirurgiche, i primi ospedali moltiplicati nel numero dalle confraternite e ordini religiosi, sono anche un grande progresso logistico e tecnico. Progresso lento, proporzionato ai secoli, ma progresso all’avanguardia nel mondo e ragione costante e reale (non pietista o assistenziale e basta) degli sviluppi futuri, fino alla modernità.

                D’altronde è bene chiarire che tutto il medioevo, fino ad oggi considerato  a torto l’insieme dei secoli bui, in realtà fu epoca di progressi tecnici e civili;  infatti, ad uno sguardo più accurato e meno ideologico , quei secoli non furono bui, ma un’ epoca di progresso lento,  significativo; un periodo tanto importante e utile, dove l’Europa non progredì e basta; ma progredendo con la sua anima cristiana, sorpassò tutte le altre civiltà del mondo, anche in senso tecnico, e non solo teologico e umano; le sorpassò a partire dalla concezione di Dio,   ragione prima anche del progresso tecnico. Progresso che viene descritto con queste parole dal famoso sociologo americano, molto attuale, Rodney Stark  :  L’idea che l’Europa  fosse precipitata nei secoli bui, venne creata ad arte da intellettuali antireligiosi e da accaniti anticattolici del XVIII° secolo, che determinati ad affermare la superiorità culturale della loro epoca, la magnificavano denigrando i secoli precedenti. Voltaire ad esempio disse che un’epoca di “barbarie, superstizione, - e- ignoranza, coprì la faccia della terra…”  1) .

                E’ dunque dalle premesse cristiane e secolari, e non dall’illuminismo estemporaneo e settecentesco, che escono l’attenzione umana e l’inventiva tecnica, come il Braille e il linguaggio per sordomuti.

                A riguardo dell’alfabeto Braille, tutti sanno che Louis Braille lo codificò meritevolemte, con le sei combinazioni di punti; al contrario quasi nessuno sa, anzi molte enciclopedie e manuali lo ignorano (compresa la Treccani), che il primo in assoluto nella storia, a intuire e codificare la via del tatto mediante linee, per permettere la scrittura e la comunicazione dei non vedenti, fu un gesuita italiano di Brescia, tale padre Francesco Lana de Terzi (1631-87), inventore dell’aeronave e anche del primo alfabeto per ciechi con alla base il tatto: Sempre nel Prodromo (Opera importante del nostro Terzi) viene presentato un alfabeto per non vedenti di concezione interamente nuova. A differenza dei metodi di lettura e scrittura per ciechi inventati in precedenza, l'alfabeto creato da Lana,  si basava sull'intuizione fondamentale che esso non dovesse imitare i caratteri "classici" (come avevano proposto ad esempio Girolamo Cardano ed Erasmo da Rotterdam), ma dovesse utilizzare un sistema di segni fatto da una serie di linee percepibili al tatto. Vi fu un solo dettaglio che impedì all'invenzione di Lana di avere successo: il gesuita non comprese che i punti, invece delle linee, sarebbero stati più facilmente riconoscibili con la sensibilità delle dita. Ciò fu invece compreso da Louis Braille, il quale apportò la miglioria definitiva all'alfabeto per ciechi, che da lui ha preso il nome .

                D’ordinario, il merito di avere inventato il primo alfabeto per non vedenti viene attribuito al francese Valentin Haüy (1745-1822); ma questi sembra abbia fatta la prima scuola moderna,  per non vedenti; e il suo alfabeto erano le lettere ordinarie dell’alfabeto per vedenti, tradotte in rilievo, cioè da decifrare tattualmente, analogamente a come avevano suggerito i rinascimentali Girolamo Cardano (1501-76) e Erasmo da Rotterdam (1466.69-1536); Haüy riprese dunque la tradizione italiana e europea rinascimentale, e ignorò i progressi di padre Lana de Terzi, non si sa se per scelta consapevole, o per ignoranza; comunque il primo alfabeto con alla base il tatto e delle linee o tratti, risale al suddetto padre Terzi .

                Ma tornando all'aspetto del cristianesimo, lo stesso Haüy e poi Louis Braille, erano dei buoni cristiani e non degli illuministi. Haüy fu educato nel primo sapere della infanzia-giovinezza, dai canonici regolari cattolici, della abbazia di Premontré; ordine fondato nel 1120 da quel tale San Norberto, che più tardi divenne arcivescovo di Magdeburgo. Il giovane Valentin, fu educato tanto bene da quei canonici, dei quali il padre tessitore, era campanaro, che divenne perfino linguista famoso e interprete ufficiale del re di Francia Luigi XVI°… , prima di avventurarsi nella educazione dei ciechi.

                Lo stesso Louis Braille (1809-52) figlio di agricoltori (proprietari di 3 ha di terra) presso la cittadina di Coupray, comune del dipartimento di Seine-et-Marne nella regione Île-de-France  (Francia), finite le scuole del paese, fu consigliato dalla famiglia, dal prete locale e altri notabili, a continuare gli studi superiori,  all’Istituto Nazionale per i giovani ciechi di Parigi. Lì nel 1833, divenne anche titolare di una cattedra, insegnando storia, geografia e algebra. Ma la sua principale scoperta, l’alfabeto Braille a puntini di sei combinazioni (che prendeva spunto da un codice militare per la comunicazione notturna, ideato da certo capitano Charles Barbier dell’epoca), lo pubblicò nel 1829, all’età di 20 anni; tuttavia tale innovazione fondamentale, venne adottata dall’Istituto parigino dove Louis stesso insegnava, soltanto nel 1854, cioè due anni dopo la sua morte. Durante la frequenza parigina, Braille continuò a frequentare la Chiesa, tanto che divenne un violoncellista e organista di successo a Parigi, sia presso la Chiesa di Saint Nicolas des  Champ (1834-39), che in seguito, presso  la Chiesa di Saint Vincent de Paul.

                In conclusione la tecnica dell’alfabeto per non vedenti, prima dei francesi Haüy e Braille, ha un precursore fondamentale nel gesuita suddetto padre Francesco Lana de Terzi. Allo stesso modo e con maggiori meriti, sono precursori importanti per la tecnica di comunicazione dei sordomuti, altri due monaci spagnoli, il benedettino Pedro Ponce de Leòn (1520-1584),  e il gesuita Lorenzo Hervas y Panduro  (1735-1809) .

                Di padre Pedro de Leon, sappiamo che in pieno cinquecento, già utilizzava una forma di alfabeto manuale, un sistema a cui a ogni lettera dell’alfabeto corrispondeva una configurazione della mano. Invece il gesuita Hervas y Panduro, fu un noto filologo e linguista, tra i padri della linguistica comparativa, vissuto in Italia dal 1767 fino alla morte, da bibliotecario del Quirinale. Egli scrisse in lingua italiana. Lorenzo dedicò una parte importante della sua attività intellettuale allo sviluppo di metodi di insegnamento per i sordomuti. Il suo libro La escuela española de sordomudos, pubblicato nel 1795, è considerato un precursore degli studi moderni sui sordomuti e sul linguaggio dei segni .

Dollaro statunitense commemorante Louis Braille...


  NOTE

 

                        [1] Rodney Stark, La vittoria della Ragione (Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza), Torino, Lindau, 2006, pag 69 : riporto l'intero brano per dare meglio l'idea di quanto i cosidetti secoli bui, sono in realtà una invenzione ideologica, anticattolica:

                        Quando si parla di come il cristianesimo abbia contribuito allo sviluppo della ragione e del progresso, non si tratta solamente si chiacchierare; la caduta dell'Impero Romano favorì un'era di invenzioni e di innovazioni straordinarie. Per apprezzare la portata è però necessario affrontare un'incredibile menzogna che per lungo tempo ha deformato la nostra conoscenza della storia.

                         Negli ultimi due o tre secoli le persone istruite sapevano che nel periodo storico che va dalla caduta di Roma fino all'incirca al XV° secolo, l'Europa era sprofondata nei cosidetti secoli bui: secoli d'ignoranza, superstizione e miseria da cui all'improvviso e quasi per miracolo, ci salvò prima l'avvento del Rinascimento e successivamente dell'Illuminismo 1. Questo non è vero, anzi la tecnologia e la scienza europee sorpresero e superarono il resto del mondo proprio durante questo periodo considerato oscuro 2.

                        L'idea che l'Europa fosse precipitata in secoli bui venne creata ad arte da intellettuali antireligiosi e accaniti anticattolici del XVIII° secolo che, determinati ad affermare la superiorità culturale della loro epoca, la magnificavano denigrando i secoli precedenti. Voltaire ad esempio, disse che un'epoca di barbarie, superstizione e ignoranza, coprì la faccia della terra 3 . Opinioni di questo tipo furono così frequenti e unanimi che, fino a poco tempo fa, perfino i Dizionari e le Enciclopedie, presentavano i secoli bui come un fattore storico 4. Alcuni studiosi parvero perfino implicare che le stesse persone vissute, ad esempio nel IX° secolo, descrivessero la loro epoca come sottosviluppata e superstiziosa.

                        Per fortuna negli ultimi anni queste opinioni sono state completamente screditate, al punto che anche alcuni Dizionari ed Enciclopedie, hanno cominciato a considerare i secoli bui solamente come una invenzione 5. Sfortunatamente però il mito ha pervaso la nostra cultura così a fondo che la maggior parte degli studiosi continuano a dare per scontato che , come afferma Edward Gibbon, dopo la caduta di Roma ci fu il trionfo della barbarie e della religione 6 . In parte questo succede perché nessuno ha dato una descrizione adeguata di ciò che veramente avvenne in quell'epoca storica.

                        In questo capitolo (Il Progresso nel Medioevo) si cercherà di colmare tale vuoto, dimostrando che quando la caduta dell'Impero romano liberò milioni di persone che pagavano le tasse .... da un'oppressione paralizzante 7. cominciarono ad apparire nuove tecnologie che vennero rapidamente adottate. Le condizioni di vita delle persone migliorarono e, dopo secoli di diminuzione sotto il dominio romano, la popolazione cominciò nuovamente ad aumentare  .... .