IL CANTARE DELLE FORBICI

(VENDEMMIA DELL'ANNO 2010)

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Vigneti del ValdarnoSuperiore

 

 

Sotto il sole o la nebbia valdarnese

la squadra dei vendemmiatori avanza

facendo cantare le forbici, allegra e cortese,

al ritmo efficace, d’antica costumanza.

 

Presto si riempiono panieri e carri,

mentre si svuota la vigna, l’orizzonte serra,

e il tempo stringe, minaccia coi nuvoloni bizzarri,

d’inondare tutta la terra .

 

Arriva il capo, interroga l’operaio:

c’è la speranza che non piova,

ma oltre la collina, lampi e tuoni un migliaio,

all’agricoltore, ahimè, rattristano l'ora.

 

Intanto cade addosso qualche goccia.

Il lavoro respira di silenzio e si fa sempre più fitto,

una lucertola casca nel secchio, belloccia,

e una mano premurosa gli cambia subito tragitto.

 

Ormai il campanile ha suonato mezzogiorno:

vanno gli operai a mangiare nel capanno,

mentre il tempo è incerto, il cacciatore fa ritorno,

e finalmente si ripiglia a vendemmiare, senz'affanno.

 

Tornano leste le forbici a cantare,

in breve il carro si fa pieno d’uva buona,

mentre laggiù l’acquata si vede arrivare,

e ora, senza vento, sommerge rapida l’intera zona.

 

Tutto, ahimè, si ferma nel grande  vigneto :

scappano verso le auto gli operai,

s’adagiano le vendemmiatrici meccaniche sul greto

e tosto sfuma nel silenzio, l’operoso e quotidiano viavai.

 

Ormai, guardando il Cielo, aspettiamo domani;

certamente sotto la Croce Santa della collina,

non può colpirci la sfortuna mangiacristiani.

Siam sicuri, non rovineremo troppo, per la china .

 

Noi siam sicuri, nessuna beffa, se eviteremo la muffa .

 

 

FINE

 

 

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