CONSIGLI SUL MODO DI COMPORRE ALLA POETESSA

GIUSEPPINA TURRISI-COLONNA (1822-48)

Da: Giuseppe Giusti, Scritti Vari (per la maggior parte inediti) in prosa e in versi, a.c. di  Aurelio Gotti, Firenze Monnier, 1863;  p. 505  Lettera del 24 luglio 1846

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Giuseppe Giusti

 

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La poetessa e principessa palermitana Giuseppina_Turrisi_Colonna (1822-48), che scrisse al Giusti chiedendogli un giudizio sulle sue poesie. Giuseppe Giusti (1809-1850), risponde con la lettera sottostante del 24  luglio 1844 . Il Giudizio sulla poetessa Colonna, nella Enciclopedia Treccani, ove si definiscono i suoi versi, di "scarso valore" artistico, non è condiviso dal famoso poeta toscano, che invece vede nella donna, i segni di un' arte notevole, dicendo : versi di "buonissimo conio...pieni d'affetto" . Ma è evidente che il poeta di Monsummano, giudica anche in base alle potenzialità che scorge nella giovane. Purtroppo questa verrà a mancare a soli 39 anni, nel 1848. Ciononostante, la sua poesia è parte della storia letteraria italiana ottocentesca .

 

                Lettera del 24 luglio 1846

                ..Appena arrivato a casa , corsi a leggere i suoi versi; e gli ho trovati di buonissimo conio e pieni d’affetto. Quelli per le nozze della sorella sono soavissimi….

                Non si stanchi di studiare, e veda che il pensiero e la forma corrano spediti e di pari passo. Studi i sommi, vale a dire i pochi, e lasci in disparte il branco degli scrittori. Le letterature straniere le siano di sussidio, la nostra di fondamento. Scriva soprattutto le terzine e le ottave, e questi metri gravi che, a chi ben guarda, chiudono in se tutti gli altri, le daranno virtù di signoreggiare i metri minori. Il cominciare da questi è uso pessimo della fola moderna: Ella che non è della folla, si tenga agli altri, e le prometto che non avrà a pentirsene.

                Ma sopra ogni altra cosa le raccomando di non lasciarsi circondare dal pecorame dei letterati dell’una o dell’altra scuola, che sono i primi guastamestieri della terra, specialmente quando si piantano intorno alle donne; perché o le adulano o le dispregiano, e sempre stolidamente.

                Studiando, parlando, corteggiando, conversi coi pochi eletti, e le riuscirà di serbarsi lontana da quell’orgoglio che finisce sempre con partorire idropisia di cervello, e da quella soverchia umiltà che mette il tremito nei ginocchi. Insomma non si lasci mai né lusingare né sgomentare, e la Sicilia avrà una gloria in casa Turrisi.

 

FINE

 

 

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