A DIO

(Giosuè Carducci, Poesie Varie, in : Tutte le Poesie, Roma, Newton 1998, p.732 . Castagneto, Maggio 1848, Sonetto)

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"Incomprensibil Santa Unità Trina"  (crf sotto : v: 10)

 

 

Da le oscure latebre de'l mio cuore

D'induramento pieno e di follia

Elevai la mia voce a te, o Signore:

Non sprezzar o Signor la voce mia.

 

Ed in questo feral di notte orrore

Deh, de'l vero e di te m'apri la via,

Eh fai che a'l fin su questa tenebria

Arridan giorni di più bel candore.

 

Io sempre te amerò. Bontà infinita,

Incomprensibil santa Unità trina,

Fonte di verità, fiume di vita.

 

E la dolce pietà de la divina

Madre difenderà l'alma contrita

Da la terribil mondana ruina 1) .

 

 

1 : Insieme ad altre due note, segue al sonetto questa nota o postilla in prosa, scritta pochi anni prima della fine della sua vita (il sonetto al contrario era stato scritto a 13 anni : 

«E voglio notare, sempre a mio ricordo e a mio conforto, quando nelle ore del dolore e della sventura, che purtroppo sento che amareggiano la mia vita, rileggerò queste pagine, che non composi già questo sonetto a tavolino a furia di cassature, ma mentre da una finestra della mia casa vagheggiavo una di quelle care sere di maggio che tanto parlano al cuore della prima gioventù, ed ispirato dalla campana che suonava la prima ora di notte. Ed infatti ognun vedrà che la prima quartina è una imitazione del “De profundis”. E mi ride l’anima quando ripenso che io mossi la mia poesia da Dio, da quel Dio che mi ha dato quest’anima sensibile e sdegnosa di cui lo ringrazio sempre; da quel Dio che io dovevo poi dimenticare e anche oltraggiare negli anni miei più belli, per correr dietro a pazze larve di virtù affettata e di gioie false e vili. Ei mi perdoni, oppur mi visiti con la sventura e con dolori e con quelle cure che sotto apparenze tranquille mi rodono sempre l’anima».

 

FINE

 

 

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