NELLA RELIGIONE E' COMPRESO OGNI VERITA', GRANDEZZA E BENE

(Da: Niccolò Tommaseo, Lettera ad Antonio Rosmini, dell'Ottobre 1832in :  Niccolò Tommaseo, Opere , a cura di Aldo Borlenghi, Milano-Napoli, Riccardo Ricciardi Editore, s.d., ed.  Treccani e Sole 24 Ore 2006, n. 20 di Letteratura e vita civile, i classici del pensiero italiano, pp. 347--50)

4-7-06

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                Credo anch'io, mio carissimo, che nella religione, come nel tutto le parti, si comprende ogni verità, ogni grandezza, ogni bene: e così potessi a questa credenza conformare ogni atto, ogni pensiero, della triste mia vita! A lui solo servirai : sento nell'anima la sublimità e la potenza di questo precetto, che adempito, renderebbe l'uomo libero veramente, libere le nazioni d'invincibile libertà. Quando veggo su questa terra, ch'è lo sgabello dei piedi di Dio, tanta lotta d'orgogli e di speranze, tanta sicurezza di poter senza Dio innalzare troni a cui sono sgabelli i patiboli, e costruire libertà che distruggon se stesse; io non so che ripetere la divina parola: Venga il tuo Regno . Si, si mio buon amico, io credo alla buona novella, la quale dopo diciotto secoli è nuova tuttavia per il mondo che l'ha sentita senza comprenderla... Noi siamo come gli infermi che il Vangelo narra sanati dal Redentore: altri languenti, fiaccati; altri presi da tormenti indicibili, altri lunatici e furibondi, altri paralitici e trepidi ed impotenti.Uno solo è lo spirito che può tutt'a un tratto sanar questi mali: senz'esso, i lunatici si gettano sui languenti, i tormentati sui paralitici; e si vilipendono e s'avviliscono, e si calunniano scambievolmente e poi calunniano Dio. Quella legge di cui non passerà neppure un apice, finché non passino il cielo e la terra, quella legge sola costituirà veramente i regni e le repubbliche a libera obbedienza, ad obbediente libertà. Il nostro Salvatore, anco temporalmente parlando, dev'essere Cristo.

                Ciò che spaventa insieme e consola, egli è che nessuno de' governanti considera la questione da questo lato: e se i loro nemici veggono nella religione un ostacolo essi, i governanti, non ci veggono che uno strumento; e se gli uni domandano alla religione con incredulità schernitrice: fa che queste pietre diventino pane, fa che la croce, cui non vogliamo obbedire, ci renda liberi; gli altri, dal canto loro, fanno le viste di adorar quel fanciullo di cui son gelosi, e de' suoi credenti si servono Come di spie. . . ; e gli uni e gli altri si credono di potere pur col pensiero accrescere di molti cubiti la propria grandezza.

                Io stimo dunque erranti del pari, sebbene in direzione contrarie, le due parti; stimo dovere d'ogni uomo che vede questo errore, additarlo liberamente, e, quant'è da lui, raddrizzarlo. Qui noi cominciamo, temo io, a disconvenire un poco; ed è perciò ch'io vi scrivo per conoscere sicuramente le opinioni e i propositi vostri. Credo anch'io che lo spirito scende come colomba; credo anch'io che beati sono i pacifici, perché saranno chiamati figliuoli di Dio ; beati i mansueti, perché possederanno la terra; che il regno di Dio e della libertà s'avvicina da se stesso agli uomini, per dirigere i loro piedi nella via della pace; ma credo che ogni sorta di superbia, sia contro gli uomini sia contro Dio, meriti d'essere finalmente dispersa; e, poiché ormai la lotta è inevitabile, io la credo ordinata acciocché si riveli il pensiero di molti cuori. Questo pensiero dal canto nostro deve essere mite, non iroso, un pensiero del cuore, segno del cuore, mens cordis, lo so ; ma certe verità per affettuoso che sia il loro linguaggio, son dure a sentire; e quando tutti le tacciono, un uomo, pochi uomini, debbono, a costo della vita, gridarle. Io credo questo per fermo; e di questo attendo una vostra risposta.

                Vengo ad un altro principio nel quale, spero, più facilmente. Per vincere i tanti pregiudizi contro la dominanti nel mondo; per ismentire le calunnie di que' meschini che di dannosa la tacciono, o almen di inutile, alla felicità della vita; conviene, bisogna, dimostrarla col fatto, de' beni anco terreni dispensatrice, creatrice. . . L'annegazione de' beni di questo mondo, dal Vangelo ordinata, non distrugge il debito di confortare, anche con siffatti beni, i nostri fratelli; e se Gesù Cristo comanda che non siamo solleciti di ciò che s'addice a mangiare o a vestire, intende d'una sollecitudine affannosa diffidente di Dio; intende di sollecitudine che ci fa posporre ai bisogni del tempo quelli dello spirito e della società; d'una sollecitudine che rende le cose sensibili padrone di noi: lo dice letteralmente egli stesso. Non rimprovera egli la cura del corpo nostro; rimprovera la poca fede si lascia prendere a miserissime e insane speranze, di chi si crede che l'uomo possa vivere di solo pane. E come potremo noi intendere altrimenti le parole di Gesù Cristo, quando ripensiamo che la Legge e i Profeti furono da lui compendiati nel precetto : Fate quel che vorreste a voi fatto; che a miracoli non necessari è vietato tentare il Signore ? Ed è un chiedere continui miracoli il volere cg'egli si dia cura de' nostri interessi, mentre che, col prenderne cura noi, possiamo promuovere la sua gloria e acquistar due fini in uno solo. Ogni giustizia si conviene compire; e l'albero buono non può fare mal frutto. Quando la religione non produce lo stesso temporal bene degli uomini, segno è che male ci cova ; che o i fini di chi la amministra, od i mezzi, sono indegni di lei.  Sublime risposta rendersi a coloro che domandano: Or che faremo per fuggire dall'ira ventura ? Chi ha due vesti, ne dia una a chi non ha;  chi ha di che pascersi, faccia il simile. Non dice: Riparatevi in un ritiro, flagellatevi, combattete l'errore con zelo furibondo; dice: Fate del bene, fate del bene temporale per raccoglierlo eterno; fate del bene a chi vi odia, a chi odia me; imitate Iddio che fa nascere il  suo sole sugli ingiusti del par che sui giusti. Beati, egli grida, i misericordiosi; ne la misericordia si nutre di desideri impotenti. Egli venne a recare la buona novella ai poveri; egli empie di beni il famelico; Egli non solo rimette i peccati, ma sana i languori e le infermità del popolo; Egli comanda alle febbri e le febbri sfuggono. Atteniamoci a questo esempio: non facciamo che si colgano spine dall'uva; e dalla soavità dei frutti insegniamo ad amare la pianta.

                Quest'è chiarissimo, indubitabile, voi mi direte; e lo credo. Ma questo che pochissimi fanno, quest'è che importa di fare, non da privato a privato, in famiglia; ma alla luce del sole, in modo sociale, solenne. Il mondo si è impadronito de' materiali interessi; e con essi, quasi con chiave, apre e serra il cuore degli uomini; di questi interessi la religione si faccia ella dispensatrice, non per tiranneggiarli, ma per guarentirli, e diffonderne l'equabile godimento. Allora gli uomini ritorneranno religiosi, come, al vedere i miracoli di Gesù Cristo, le moltitudini credevano in Lui. Voi vedete che il Cattolicismo, ne' tempi e ne' luoghi dove mantenne il suo spirito e la sua forza, si presentò sempre come un benefizio sociale: pensiamo a fare di lui elemento della sociale rigenerazione; e doppia gloria ne verrà a Dio, doppia agli uomini utilità. Non v'è parola che non sia possibile a Dio; in lui sperando, tutto si compie. Quali mezzi io credo conducevoli a tale scopo, ve lo dirò in altra mia, se a questa prima voi non isdegnerete di fare una qualche risposta. ... .

 

FINE

 

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