RICOSTRUIRE IL REALISMO DELLA VITA QUOTIDIANA E DEL LAVORO

 

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                In passato, mestieri e professioni, lavoro e vita quotidiana, erano impostati più sulla pratica che sulla teoria.

                In passato, più che un equilibrio tra teoria e pratica, si cercò un realismo che fosse anche utile nell'immediato: l'uomo del passato fuori dalla cerchia delle arti liberali, non conosce lo studio teorico inapplicabile. Le scuole e le Università, le botteghe, producono operatori che sanno fare secondo l'esigente equilibrio tra pratica e teoria, e sempre con più pratica che teoria. E se qualcuno come Leonardo e consimili, sembrava talvolta fare eccezione, non sempre veniva preso sul serio, proprio perché non si capiva il pratico riferimento delle sue invenzioni

                Ne consegue che il realismo dell'uomo del passato, ha un obbiettivo preciso: l'equilibrio tra pratica e teoria al fine della operatività e efficacia immediata, specie se fa lo scultore, il pittore, il medico, l'artigiano, ma anche il guerriero, il notaio, il letterato....; onde per paura di sbagliare, si può dire perfino che nella ricerca di questo difficile quanto vincente equilibrio, anche quando s'avventurò in speculazioni teoriche, si mantenne piuttosto aderente alle esigenze della pratica che a quelle della sola teoria; perciò anche nelle arti liberali, si perseguirono bisogni sociali, sebbene spesso aristocratici più che popolari . I letterati ad esempio, non poterono ignorare le esigenze della natura, del Sovrano o della Corte; e quasi sempre sono più costruttori di versi per tali esigenze che per se stessi, più fautori di opere che studiosi della lingua e della letteratura. Mai come oggi sono imprenditori della libera espressione (l'arte per l'arte) che si gloriano d'essere del tutto autonomi da tali esigenze pratiche.

                 Mi sembra, in conclusione, che l'uomo moderno abbia perduto il realismo della tradizione passata: oggi si fanno tanti corsi e ci sono tante scuole e accademie; ci sono tanti più insegnanti; c'è persino l'Europa neonata e gli Stati moderni che fanno da grande sponsor di questa fabbrica di teorici; ma al confronto del passato, abbiamo molti meno artisti e geni, cioè abbiamo in proporzione, un numero inferiore di ingegni significativi (cioè veri per tutti e non solo per i singoli protagonisti o i critici) al servizio della società; oggi si vuol preparare a tante professioni e mestieri (onde se non prendi un diploma non sei nessuno, o quasi) ma tutti pretendono di darti il diploma solo in teoria più che in pratica. Oggi tutti sembrano rivendicare il diritto alla formazione teorica, onde è perduto o minoritario l'antico equilibrio formativo perseguente l'armonia tra teoria e pratica del fare e del vivere, al fine della utilità immediata, individuale e collettiva.

                Ci si può chiedere quindi quanto deve l'attuale recessione e scarsa crescita economica, all'astrattismo del discorso lavorativo e del modo di vivere, onde sia la formazione scolastica che i progetti di vita, si sprecano e spesso abortiscono nella teoria senza sbocco pratico.

                Questo teoricismo che ha cambiato e falsato il senso del realismo quotidiano dell'uomo occidentale, insieme all'ateismo nelle sue varie forme, è responsabile, a mio parere, dell'indebolimento dell'uomo moderno.

                Onde pensando che Dio non esiste, questo uomo si sente più solo; e pensando più in teoria che in pratica, il medesimo uomo si sente (anche se non lo dice, se non agitando il fantasma o la scusa apparente o contingente della crisi e della recessione) meno capace di produrre e lavorare per il bene individuale e collettivo.

                Pertanto, una vera riforma del sistema educativo e della qualità della vita, dovrebbe prevedere due movimenti controcorrente: il ritorno a Dio e il ritorno all'equilibrio tra teoria e pratica, secondo la tradizione del passato.

                Ora poiché gli Stati, a causa dell'anarchia del pensiero moderno, diviso ideologicamente, e perciò troppo diviso anche in politica, difficilissimamente potranno intraprendere una tale riforma radicale, è necessario come mai (oggi più che in passato), lasciare il campo libero alle religioni. E tra queste alla maggiore, cioè alla Cristiana e Cattolica perché il progetto dell'uomo cristiano, prevedendo un ritorno costituzionale a Dio, conosce meglio di qualunque altro fautore di civiltà, la prestanza dell'equilibrio suddetto tra il discorso pratico e teorico.  

                E ciò non ce lo dice solo la tradizione delle scuole professionali cattoliche e cristiane, ma più in generale ce lo dice l'esperienza della storia, perché fu il cristianesimo innestato nella eredità ebraica e pagana (Roma e Atene), il principale ispiratore e modellatore della passata sintesi felice, tra teoria e pratica. Pertanto come in passato fu il cristianesimo la causa del migliore realismo per l'utilità individuale e sociale dell'Europa, così anche oggi, visto l'astratto teoricismo sopradescritto, è ancora il cristianesimo il principale fattore e la principale soluzione sia per L'Europa che per il mondo intero.

                  

FINE

 

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