IL PONTE SUL TORRENTE

4-10-05

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Finestra sul popolo aretino, toscano, italiano

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                        Sulla vallata del Sivarna , a sinistra del torrente Conchia , vi è una sola scuola elementare , con una maestra e ben cinque classi :

                corre l'anno 1969 .

                Tra poco , la migliore organizzazione scolastica , riprendendo un disegno più antico dell' ultimo dopoguerra, sposterà tutte le scuole al capoluogo comunale, e li permangono tuttoggi .

                Ma nel 1969, ancora questo trasferimento deve avvenire ; e gli alunni di tutte le vallate intorno,  confluiscono ogni mattina , alla Scuola del Monte : in tutto una trentina d' alunni , con tanto di grembiule nero e fiocco azzurro o rosa , a seconda se maschietti o  femminucce ; questa gran cucciolata paesana , si raccoglie ogni mattina  attorno al cancello scolastico , e quando la bidella di nome Santina , apre la porta , tutti rapidamente prendon posizione sui banchi di una sola grande aula, ma disposti a file secondo la classe : in prima fila , la  classe prima o dei più piccoli, che è bene stiano più vicini alla maestra ; in seconda fila, la seconda classe , poi la terza, la quarta , e la quinta in fondo a tutti , essendo composta dai cosidetti  più grandi.

                Finalmente arriva la maestra : s'alza la scolaresca in piedi, dicendo coralmente : Buongiorno ! Poi riseduti che sono , la lezione comincia col solito metodo : mentre si spiega una materia ad una classe  (mettiamo alla terza) , alle altre classi, per tenerle buone ,  vengono dati esercizi o temi da svolgere . Così anche per questa arte del trastullare metodicamente alcuni e dell' addottorare cattedraticamente altri , avviene ogni giorno , che il tempo vola : in un batter d'ali , senza nemmeno uno sbadiglio  , con notevole quanto sorprendente serenità generale , arrivano le 10,30 , ora della cosidetta ricreazione : e tutti sciamano nel giardino intorno alla scuola, con un mare di chiasso allegro;  la maestra allora , s' ingegna di terminare la lezione ad alcuni e talvolta , quando vuole o ci  rientra col tempo, tenta organizzare il gioco , spesso riuscendovi bene , nonostante la differente età degli alunni : può proporre ad esempio il  Nascondino , il Toccalegno o le Guardie e i ladri o la Chiapperella o il Castello , o la Campana , disegnata sul marciapiede  dintorno .

                Passata dunque la ricreazione , ciascuno torna al suo posto sul  banco , e riprende il compito interrotto ; puntuale,  la signora maestra, cambia la classe da addottorare .

                E così giungono le 12 o le 13,30 , cioè l' ora d'andarsene verso   casa , a seconda dei giorni settimanali. Qualche genitore più premuroso e con qualche ritaglio di tempo in più, può nella circostanza , esser presente all' uscita . Ma per lo più , ciascuno alunno doveva rincasare a piedi , da solo o con l' unica compagnia dei  colleghi .

                La strada del ritorno è dunque lunga : può andare dai due ai dieci chilometri . Pertanto si capisce come questo ritorno da scuola , sia invero quasi una seconda parte della giornata ; una seconda avventura , dopo quella mirabile delle lezioni , da quella  maestra così bella e di città . I motivi che possono attrarre l'attenzione dei fanciulli durante il ritorno, sono pertanto i più disparati :

                una biscia vista attraversare la strada ; un fagiano o una lepre  feriti da un cacciatore, e perciò da salvare ad ogni costo ; una nevicata insolita, un temporale che costringeva a entrare in una casa d'occasione , la gola di un frutto in qualche campo dietro la strada , una discussione cominciata a scuola e ora da terminare ; una lite occasionale  o sistematica a causa di eventuale attrito tra gruppi , visto che i più grandi hanno le loro ragioni e possono pensare d' imporle ai  più piccoli , proprio come avviene nella società degli adulti ... e via dicendo .

                Orbene , ad ognuno di simili ritorni , così naturalmente  predisposti a favorire una seconda avventura oltre quella scolastica ,  vi era da attraversare  un modesto Ponticello sul Torrente , fatto a regola d' arte , con le sue sponde e la sua intelaiatura di  ferro , o meglio di cemento armato : era invero da secoli che in quel punto c'èra un ponte; ma era stato rifatto recentemente , a causa della distruzione dell' ultima guerra : ciononostante già dimostrava proprio sulle sponde  a muretti di mattone interrotti da stanghe di ferro , delle sgretolature dei  medesimi mattoni ; e gli orli di destra e sinistra , facevan vedere le solide longherine in ferro e scanalato , un tempo coperte dal cemento .

                Presso questo ponticello , quasi tutti i giorni la scolaresca sostava , per vari motivi : sia perché era l'occasione per aspettare chi era rimasto indietro lungo il cammino , e ricomporre il gruppo, per avere qualche occasione in più per far buriana ; sia perché quel ponte sotto il quale scorreva l'acqua limpida e fresca ,  sembrava una eccezione alla regola rispetto alla strada uniforme e senza ponti ; sia infine , perché sotto lo stesso  ponte a circa dieci metri, si vedeva dall'alto della strada , un bel gorghetto , circondato da roghi alti e selvaggi, con l'acqua pulita e limpida tipica dei torrenti di montagna , che certamente , si diceva , era abitato da tante trote  e va a capire da quanti altri bei pesci .

                Ora , un giorno alla vigilia della Pasqua, poco prima delle vacanze , facevan capannello sul Ponticello un gruppo di scolari: c'èra Giuliano , Maurizio , Francesca ; e poco dopo arrivano Patrizia , Fabrizio , Michela , Giampiero . Tutti guardano di buon grado come al solito , il gorghetto, fantasticando anche in silenzio . Finché dice Francesca , una di quinta , e perciò la più grandicella: Ora vi faccio vedere che cosa so fare : scavalca il ponte , infila la punta dei piedi sulle scanalature delle longherine  e, le mani appoggiate sulle sponde di mattoni , mentre tutti guardano con mezza ammirazione e il fiato sospeso, si sposta a piccoli passettini prima a destra e poi a ritroso e poi ancora a destra ; basterebbero però pochi millimetri da piede fallace, per precipitar giù a precipizio ; ciononostante la euforia dei piccoli è tale che alcuni han già detto : Voglio provare anch'io !

                Ma una voce di donna che è insieme un grido accorato e straziante , solca la valle : Francesca ...! ! E come una scossa improvvisa, questa voce scuote i ragazzi dall' incantesimo di quello ambiguo quanto attraente spettacolo . Francesca sul ponte ha pure un  tremito : ma per fortuna , non cade di sotto ; anzi rapida torna sui suoi passi , salta la sponda e si riassetta sulla strada . Però la donna ha visto tutto : Francesca che cosa stavi    facendo ? Mio Dio ! Se metti un piede in fallo , se cadi , se mi manchi ...la tua mamma muore .. il mondo , questo paese tutto muore per me ... o che dolore al solo pensarci , e si stringe al petto la figlia .

                Poi riavutasi la Linda (così si chiamava la madre di Francesca), semra rendersi conto di nuovo , che i fanciulli e i ragazzi , son quel che sono e non si può pretendere che sempre , anche in caso di pericolo , sappiano andare oltre la loro età , e per di più sappiano farlo con saggezza appropriata , anche se è in gioco la loro sopravvivenza . Pertanto , la donna , si calma e si ricontegna definitivamente ; anzi è lei stessa a riprendere il cammino alla testa degli scolari ammutoliti . Ma quel pericolo ha turbato profondamente il suo cuore di madre : e non intende passarci sopra : anche se fanciulli , qualcosa dovrà pur dirgli ; qualche pensiero o soluzione non solo dovrà esserci e perseguirsi ; ma tale soluzione eventuale , non può non essere impugnata come ragione principale contro l' incombere del pericolo , anzi l' incombere della morte tremendamente in agguato , che potrebbe già aver fatto arbitrari progetti di rapina della sua creatura come di tutte quelle monellerie .

                Decide pertanto di far lei da maestra : Ragazzi , poiché siete stati birichini e vi ho trovato a fare cosa molto brutta e pericolosa, dovete ravvedervi . E per farlo , accettate la fatica di pregare: seguitemi dunque , che diremo insieme il santo rosario : e comincia : Ave Maria piena di  Grazia , il signore è con te , tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del seno tuo Gesù :  un coro di poche voci bianche risponde   ubbidiente : Santa Maria madre di Dio , prega per noi peccatori , adesso e nell' ora della nostra morte , Amen .

                Questa preghiera solca dunque la vallata da cima a fondo; e per quel potere arcano di ogni orazione sincera (da qualsiasi bocca provenga) infonde  negli animi un coraggio e una allegria o consolazione misteriosa, la quale più solenne nella madre prendeva invece l'accento di celeste ilarità nei fanciulli , e in conclusione , costituiva la risposta non solo nobile e coraggiosa , quanto realistica secondo la fede , di una donna di campagna e pochi monelli , contro il pericolo dei propri errori , come contro ogni altro pericolo umanamente impossibile da prevedere,  compresa la eventuale morte in agguato .

                Constati dunque il lettore , come una tale necessità di dover risolvere un problema mediante la preghiera,  verificatasi nella circostanza in ambito campagnolo , non solo è possibile che si verifichi in ogni altro ambito,  compreso il cittadino , ma in qualunque luogo o momento dell' esistenza, essa può attivarsi . La preghiera , insomma, ha in suo potere , qualsiasi luogo di ogni nazione come del mondo e dell' universo visibile e invisibile : per essa non c'è distinzione tra città e campagna , poveri e ricchi .  Se mai , una simile distinzione, la importa l' uomo con le sue defezioni di fede; ma non esiste nei fondamenti spirituali più profondi dell' esistenza cristiana e ordinaria, e tantomeno nella condizione ontologica della divinità .

                Però a scanso d' equivoci , annoto come la morale definitiva       dell' episodio, consiste  nel fatto che si vede con forza d' esempio , come una madre campagnola e non acculturata, eccetto che nei fondamenti elementari della fede , tragga ciononostante , motivo di educazione alla preghiera , proprio da un errore inconsapevole  della propria figlia Francesca . Quanti tra quelli che vivono in città , o nella stessa campagna odierna , sanno fare altrettanto ?

 

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