POESIA SULL'AGRICOLTURA

E LA NATURA

19-3-06

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Finestra sull'agricoltura

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POESIA SULL'AGRICOLTURA

POESIA SULLA NATURA

GIOSUE'  CARDUCCI  (1835-1907)

PIO BOVE

Da :  Il Bove, 21-23 novembre 1872

Ti amo , o pio bove; e mite un sentimento  

di vigore e di pace al cor m'infondi,             

o che solenne come un monumento            

tu guardi i campi liberi e fecondi,

 

o che al giogo inchinandoti contento      

l'agil opra de l'uom grave secondi:                

ei t'esorta e ti punge, e tu co'l lento           

giro de' pazienti occhi rispondi.

 

Da la larga narice umida e nera             

fuma il tuo spirto, e come un inno lieto        

il mugghio nel sereno aer si perde.

 

E del grave occhio glauco entro l'austera

dolcezza si rispecchia ampio e quieto          

il divino del pian silenzio verde.

 

 

VINO

Da : San Martino, 8-12-1873

Ma per le vie del borgo                              

dal ribollir de' tini                                        

va l'aspro odor de' vini                           

l'anime a rallegrar.

 

Da: A Satana, Settembre 1863

Mentre ne' calici                                           

il vin scintilla                                                

si come l'anima                                           

ne la pupilla.

 

Da: Per nozze F. Bonanci e A.Tribolati, 19-10- 1864

Oh a me del vin cui più sottil maturi       

tosca vendemmia per aeree e cime      

versate, amici. Io dal bicchier le rime

chieggo e li auguri.

 

Da: Ruit Hora, 26 agosto 1865

O desiata verde solitudine                      

lungi al rumor degli uomini!                      

qui due con noi divini amici vengono,    

vino ed amore, o Lidia.

(...)

Il sol traguarda basso ne la pergola,             

e si rifrange roseo                                      

nel mio bicchiere: aureo scintilla e tremola

fra le tue chiome o Lidia.

 

VITE E ABETE

Da: Colloqui con gli Alberi, 13-2-1873

Amo te, vite, che tra bruni sassi      

pampinea ridi, ed a me pia maturi                 

il sapiente de la vita oblio.

 

Ma più onoro l'abete: ei fra quattr'assi,  

nitida bara, chiuda al fin li oscuri              

del mio pensier tumulti e il van desio.

 

POVERELLA VITE

 Da: G. Zanella, Egoismo e carità, 1865, alla quale saffica,  si è ispirato sopra Carducci nel cantare la vite.

Te, poverella vite, amo, che quando    

fiedon le nevi i prossimi arboscelli,      

tenera l'altrui dol commiserando,         

sciogli i capelli.                                          

Tu piangi, derelitta, a capo chino,             

sulla ventosa balza. In chiuso loco,             

gaio frattanto il vecchierel vicino                

si asside al foco.

 

Tien colmo un nappo; il tuo licor gli cade, 

nell'ondeggiar del cubito sul mento;  poscia

floridi paschi ed auree biade sogno

contento.

 

LA MADRE CHE LAVORA I CAMPI

Da : La Madre, 13-19 aprile 1880

Lei certo l'alba che affretta rosea                 

al campo ancor grigio gli agricoli          

mirava scalza co' l piè ratto                   

passar tra i roridi odor ' del fieno.

 

Curva su i biondi solchi i larghi omeri (cioè:le larghe spalle)                          

udivan gli olmi bianchi di polvere              

lei stornellante su 'l meriggio                 

sfidar le rauche cicale ai poggi.

 

E quando alzava da l'opra il turgido          

petto e la bruna faccia ed i riccioli           

fulvi, i tuoi vespri, o Toscana,            

coloraro ignei le balde forme.

 

Or forte madre palleggia il pargolo          

forte; da i nudi seni già sazio           

palleggialo alto, e ciancia dolce                 

con lui che a lucidi occhi materni

intende gli occhi fissi ed il piccolo        

corpo tremante d'inquietudine                      

e le cercanti dita: ride                                  

la madre e slanciasi tutta amore.

 

A lei d'intorno ride il domestico            

lavor, le biade tremule accennano              

dal colle verde, il büe mugghia                      

su l'aia il florido gallo canta.

 

 

TEMPORALE SUL CORTILE DELLA FATTORIA

Da : Canto di Marzo, 30 marzo 1884-85

Ecco l'acqua che scroscia e il tuon che brontola;                                                

porge il capo il vitel da la stalla umida,       

la gallina scotendo l'ali strepita,        

profondo nel verzièr sospira il cuculo          

ed i bambini sopra l'aia saltano.

 

 

PESCHI DI MARZO

Da : Canto di Marzo, 30 marzo 1884-85

Tale è la terra: l'ombra de le nuvole       

passa a sprazzi sul verde tra il sol pallido:

umido vento scuoter i peschi e i mandorli

bianco e rosso fioriti, ed i fior cadono:          

spira da i pori de le glebe un cantico.

 

I MIETITORI, LE RONDINI, IL SOLE, UN PIPISTRELLO

Da : Una sera di San Pietro, 1 luglio 1880

Brevi dentro la macchia svariavano il piano ed i colli,                                                      

rasi a metà da la falce, in parte ancor mobili e biondi.                                                    

Via per i solchi grigi  le stoppie fumavano accese:

or sì or no veniva su per le aure umide il canto

de mietitori, lungo, lontano, piangevole, stanco:

grave l'afa stringeva l'aer, la marina le piante.

Io levai gli occhi al sole -o lume superbo del mondo

tu su la vita guardi com'ebro ciclope da l'alto!-

Gracchiarono i pavoni schernendomi tra i melograni,

e un vipistrello sperso passommi radendo su 'l capo.

 

COLLI, OLIVI, VENDEMMIA IN TOSCANA

Da : Colli Toscani, 20 settembre 1880

Colli toscani e voi pacifiche selve d'olivi     

a le cui ombre chete stetti in pensier d'amore,                                                 

tosca vendemmia e tu da grappi vermigli spumanti                                                 

in faccia al sole tra giocondi strepiti

 

PRIMAVERA PASQUALE

Da : Sogno d'Eastate, 3 luglio 1880

Però che le campane sonavano su dal castello

annunziante Cristo tornante dimani ai suoi cieli;                                                                            

e su le cime e al piano, per l'aure, pe'rami, per l'acque,                                                              

correa la melodia spiritale di primavera; 

 

ed i peschi ed i meli tutti eran fior bianchi e vermigli,

e fior gialli e turchini ridea tutta l'erba al di sotto,    

ed il trifoglio rosso vestiva i declivii de'prati,            

e molli d'auree ginestre si paravano i colli,

 

e un'aura dolce movendo quei fiori e gli odori   

veniva giù da'l mare; nel mar quattro candide vele

andavano andavano cullandosi lente nel sole,        

che mare e terra e cielo sfolgorante circonfondeva.

 

ESTATE

Da :Davanti una Cattedrale, 19 agosto 1875

Trionfa il sole, e inonda                                            

la terra a lui devota:                                            

ignea ne l'aria immota                                       

l'estate immensa sta.

 

MATTINO DI MAGGIO

Da : Tombe precoci, 29-31 luglio 1881

Più bel d'una notte d'estate                                        

è solo il mattino di maggio:                                        

a lui la rugiada gocciando da i ricci                      

riluce, e vermiglio pe 'l colle va su.

 

MEZZOGIORNO ALPINO

Da : Mezzogiorno alpino, 27 agosto 1895

Nel gran cerchio de l'alpi, su 'l granito           

squallido e scialbo, su' ghiacciai candenti          

regna sereno intenso ed infinito                              

nel suo grande silenzio il mezzodì.

 

Pini ed abeti senza aura di venti                               

si drizzano nel sol che gli penetra,                        

sola garrisce in picciol suon di cetra                

l'acqua che tenue tra i sassi fluì.

 

NEVICATA

Da: Nevicata , 29 gennaio 1881

Lenta fiocca la neve pe' l cielo cinerëo: gridi,    

suoni di vita più non salgon da la città,

 

non d'erbaiola il grido o corrente rumore di carro,

non d'amor la canzon ilare di gioventù.

 

Da la torre di piazza roche per l'aere le ore gemon,

come sospir d'un mondo lungi dal dì.

 

Picchiano uccelli raminghi a' vetri appannati: gli amici                                                                   

spiriti reduci son, guardano e chiamano a me.

 

In breve, o cari, in breve -tu calmati indomito cuore-

giù al silenzio verrò, ne l'ombra riposerò.

 

SALVE PIEMONTE

Da: Salve Piemonte, 5 agosto.10 settembre 1890

Su le dentate scintillanti vette                              

salta il camoscio, tuona la valanga                          

da' ghiacci immani rotolando per le                    

selve croscianti:

 

ma da i silenzi de l'effuso azzurro                         

esce nel sole l'aquila, e distende                               

in tarde ruote digradanti il nero                            

volo solenne.

 

Salve Piemonte! A te con melodia                     

mesta da lungi risonante, come                               

gli epici canti del tuo popol bravo,               

scendono i fiumi.

 

CIPRESSI A BOLGHERI

Da: Davanti San Guido, 14 luglio 1877..

I cipressi che a Bolgheri alti e schietti                   

van da San Guido in duplice filar,                       

quasi in corsa giganti giovinetti                               

mi balzarono incontro e mi guardar.

 

Mi riconobbero, e -Ben torni omai-          

bisbigliaron ver me co 'l capo chino-                

Perché non scendi? perché non ristai?              

Fresca è la sera e a te noto il cammino.

 

Oh siediti a le nostre ombre odorate                      

ove soffia dal mare il maestrale:                             

ira non ti serbian de le sassate                                

tue d'una volta: oh, non facean già male!

 

Nidi portiamo ancor di rusignoli:                           

deh perché fuggi rapido così?                                 

Le passere la sera intreccian voli                              

a noi d'intorno ancora. Oh resta qui!

 

Bei cipressetti, cipressetti miei,                          

fedeli amici d' un tempo migliore,                             

o di che cuor con voi mi resterei                                

-guardando io rispondeva- oh di che cuore!

 

Ma cipressetti miei, lasciatem'ire:                            

or non è più quel tempo e quell'età.                         

Se voi sapeste! ... via, non fo per dire,                   

ma oggi sono una celebrità.

 

E so legger di greco e di latino,                                 

e scrivo e scrivo, e ho molte altre virtù:                

non son più, cipressetti, un birichino,                        

e sassi in specie non ne tiro più.

 

E massime a le piante. Un mormorio                      

pe' dubitanti vertici ondeggiò,                                   

e il dì cadente con un ghigno pio                            

tra i verdi cupi roseo brillò.

 

Intesi allora che i cipressi e il sole                         

una gentil pietade avean di me,                                 

e presto il mormorio si fé parole:                               

-Ben lo sappiamo: un pover uom tu se'.

 

 

NATURA

Da: Per le Nozze di Cesare Parenzo,  1.3 maggio 1870

O monti, o fiumi, o prati;                                           

o amori integri e sani;                                                

o affetti esercitati                                                    

fra una schiatta d' umani                                        

alta gentile e pura;                                                     

o natura o natura .

 

ACQUA AI PIE' DEL MONTE

Da : In riva al Lys, 8 agosto 1898

A piè del monte (cioè: del Monte Rosa)  la cui    neve è rosa                                                               

in sul mattino candido e vermiglio,                           

lucida fresca, lieve, armonïosa                        

traversa un'acqua ed ha nome dal giglio.

 

 

COLLI TOSCANI

Da : Pel Valdarno, 1866

Né vi riveggo mai, toscani colli,                           

colli toscani dove il mio canto nacque                 

sotto i limpidi soli e tra le molli                         

ombre de' lauri a' mormorii de l'acque

 

 

 

 

 

 

 

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