SENTENZE DI GIOVANNI PAPINI

19-3-06

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NONOSTANTE I MORTI NUMEROSI DELLE GUERRE DEL PASSATO, SI SEGUITA A UCCIDERE

1 . Eppure, come se tutti quei morti non fossero che una prima rata dell'universale distruzione, seguitano ad uccidersi e ad uccidere

 

AVIDITA'  E  LATROCINIO GENERALE

2 . Ogni gente è tornata ai piedi di fango del Dio Negozio a sacrificargli la pace propria e la vita altrui. Il divino Affare e la santa Moneta occupano, ancora più che nel passato, gli uomini invasati. Chi ha poco vuol molto; chi ha molto vuol più; chi ha ottenuto il più vuol tutto. Avvezzati allo sperpero degli anni divoratori, i sobri son diventati ghiotti, i rassegnati son fatti avidi, gli onesti si son dati al ladroneccio, i più casti al mercimonio. Sotto il nome di commercio si pratica l'usura e l'appropriazione; sotto l'insegna della grande industria la pirateria di pochi a danno di molti. I barattieri e i malversatori hanno in custodia il denaro pubblico e la concussione fa parte della regola di tutte le oligarchie. I ladri, rimasti soli ad osservare la giustizia, non risparmiano, nell'universale ruberia, neppure i ladri.

 

LA NUOVA RELIGIONE REGNANTE SULLA TERRA

3 . Tutte le fedi, in questo marame infetto, smortiscono e si disfanno. Una sola religione pratica il mondo, quella che riconosce la somma trinità di Wotan, Mammona e Priapo: la Forza che ha per simbolo la Spada e per tempio la Caserma; la Ricchezza che ha per simbolo l'Oro e per tempio la Borsa; la Carne che ha per simbolo il Phallus e per tempio il Bordello. Questa è la religione regnante su tutta la terra, praticata con ardore dai fatti, se non sempre con le parole, da tutti i viventi. L 'antica famiglia si frantuma: il matrimonio è distrutto dall'adulterio e dalla bigamia; la figliolanza a molti par maledizione e la scansano con le varie frodi e gli aborti volontari; la fornicazione sopravanza gli amori legittimi; la sodomia ha i suoi panegiristi e i suoi lupanari; le meretrici, pubbliche e occulte, regnano sopra un popolo immenso di slombati e di sifilitici.

 

SOLTANTO LA CHIESA RESISTE AL GENERALE SFASCIO DELLE CREDENZE

4 . Soltanto la tua Chiesa, la Chiesa da te fondata sulla pietra di Pietro, la sola che meriti il nome di Chiesa, la Chiesa unica e universale che parla da Roma colle parole infallibili del tuo vicario, ancora emerge, rafforzata dagli assalti, ingrandita dagli scismi, ringiovanita dai secoli, sul mare furioso e minaccioso del mondo. Ma tu che l'assisti col tuo spirito sai quanti e quanti, perfino fra quelli che vi son nati,  vivon fuori dalla sua legge .

 

TI PREGHIAMO (O CRISTO) CHE TU RITORNI

5 . Noi ti preghiamo che tu ritorni ancora una volta fra gli uomini che ti uccisero, fra gli uomini che seguitano a ucciderti, per ridare a tutti noi, assassini nel buio, la luce della vita vera.

 

L'AFFAMATO, L'ASSETATO, IL MALATO, I CERCATORI DI BELLEZZA , VERITA', PACE,

CERCANO TE, O CRISTO, SENZA SAPERLO

6 . L 'affamato s'immagina di cercare il pane e ha fame di te; l'assetato crede di voler l'acqua e ha sete di te; il malato s'illude di agognare la salute e il suo male è l'assenza di te. Chi ricerca la bellezza nel mondo cerca, senza accorgersene, te che sei la bellezza intera e perfetta; chi persegue nei pensieri la verità, desidera, senza volere, te che sei l'unica verità degna d'esser saputa; e chi s'affanna dietro la pace cerca te, sola pace dove possono riposare i cuori più inquieti. Essi ti chiamano senza sapere che ti chiamano e il loro grido è inesprimibilmente più doloroso del nostro.

 

QUESTO TEMPO HA UN GRANDE BISOGNO DEL TUO SGUARDO E PAROLA

7 . Tu sai quanto sia grande, proprio in questo tempo, il bisogno del tuo sguardo e della tua parola (o Cristo). Tu lo sai bene che un tuo sguardo può stravolgere e mutare le nostre anime, che la tua voce ci può trarre dallo stabbio della nostra infinita miseria; tu sai meglio di noi, tanto più profondamente di noi, che la tua presenza è urgente e indifferibile in questa età che non ti conosce.

 

TUTTE LE GENERAZIONI SONO UGUALI A QUELLA CHE TI CROCIFISSE

8 .  T'abbiamo respinto (o Cristo) perché troppo puro per noi; t'abbiamo condannato a morte perché eri la condanna della nostra vita. Tu stesso l'hai detto in quei giorni: «Stetti in mezzo al mondo e nella carne mi rivelai ad essi; e trovai tutti ubriachi e nessuno trovai fra loro assetato, e l'anima mia soffre per i figlioli degli uomini, poiché son ciechi nel loro cuore». Tutte le generazioni sono eguali a quella che ti crocifisse e, sotto qualunque forma tu venga, ti rifiutano. «Simili, - tu dicesti - a quei ragazzi che stanno per le piazze e gridano ai compagni: "V'abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; abbiamo intonato lamenti e non avete pianto" ». Così abbiamo fatto noi, per quasi sessanta generazioni.

 

 

FINE PROVVISORIA

 

 

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