ANCHE I NON CREDENTI DEVONO CERCARE DIO, PER POTER ESSERE AUTENTICI NON CREDENTI

(Lettera libera a una associazione di atei e agnostici, 24-1-09)

 

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CRISTO RDENTORE, RIO DE JANEIRO, 1931

La Statua di Cristo Redentore -"Cristo Redentor" in portoghese- che sovrasta Rio de Janeiro (Brasile) dalla montagna del Corcovado a 710 m s.l.m.; questa montagna  si erge a picco sulla città e sulla baia sottostanti. La Statua è alta circa 38 m. Autore del progetto in acciaio, fu lo scultore francese Paul Landowski ; ma tecnici locali capitanati dall'ing, Heitor da Silva Costa optarono infine per il calcestruzzo, ritenuto più adatto a reggere strutture a forma di croce. Il Cristo Redentore che accoglie a mani aperte è divenuto un simbolo di tutto il Brasile ed è considerato una delle 7 meraviglie del mondo secondo il concorso di Lisbona del 7 luglio 2007, promosso dal cineasta Bernard Weber .

 

                      Carissimo popolo di quelli che vivono pensando che Dio non esiste, in questo vostro percorso che cerca prendere le distanze dal   Creatore, tra le configurazioni possibili delle conseguenze spirituali, c’è anche questa:

                decidete di non essere Fede e Ragione insieme, ma di essere soltanto Ragione o soltanto Ragione più la Negazione della fede.

                Si capisce perciò come una tale premessa possa provocare una rottura traumatica con la tradizione specialmente  cattolica che al contrario predica che l’uomo è equilibrio positivo tra Fede e Ragione (l’uomo è sintesi tra le due); onde l’una non si può disgiungere dall’altra, senza che la sintesi consigliata da Dio stesso (mediante la Sacra Scrittura e l’esempio di Vita di Cristo) venga meno ; cioè senza che la sintesi migliore tra le possibili, venga meno.

                A questo punto sorge spontanea la seguente domanda : che vantaggio ci si può trovare a infernare la propria esistenza trasformando la fede in Dio in negazione di Dio; e comandando in aggiunta, alla ragione, di ubbidire  a tale ipotesi negatoria?

                Voglio dire che anche considerando la condizione antropologica dell’uomo, tutto contraddice una simile posizione   negaevidenze :

                 perché ad esempio, se si è troppo tristi, troppo pessimisti, troppo preoccupati del presente come del domani, è noto come ciò sia controproducente per la serenità interiore e per la lucidità completa delle proprie scelte; e sempre a titolo di esempio, se Galilei o qualche suo collega, compreso voi stessi allorché vi improvvisate scienziati (cioè cercatori del vero o delle leggi o fenomeni della natura) avesse pensato come premetodologia, che i fenomeni o leggi della natura, non esistono, come avrebbe potuto localizzarne uno solo di essi ? Al contrario fu proprio l’idea che la Natura è il Libro di Dio (un libro pieno di leggi o fenomeni incasuali e localizzabili dalla ragione del premetodo e del metodo) a favorire l’indagine sulla stessa natura . E sempre nella logica dell’esempio, se per via di un Eclissi o di uno Tsunami si pensa che il sole non tornerà più, cioè si nega la possibilità o esito positivi della tempesta, il sole e il buon tempo tornerà lo stesso; ma chi ci assicura che a causa della eccessiva preoccupazione o panico, qualcuno non si faccia del male, fuggendo esageratamente, magari cadendo nel vortice della corrente o inciampando per via del buio?

                 Si potrebbe continuare all’infinito con simili esempi. Ce n’è abbastanza tuttavia per poter dire che la vita umana anche in senso antropologico è aperta alla speranza del vivere; cioè a quell’equilibrio razionale che non nega ma afferma lo sviluppo accettabile o migliore del futuro, senza cadere sia nella inconsapevolezza delle malipossibilità o del pessimismo eccessivo, sia all'opposto, dell'ottimismo eccessivo.

                 Però negare l’esistenza di Dio, diventa anche una forma di negazione della ordetta predisposizione antropologica della stessa esistenza o vita umana. Onde senza cavalcare la medesima predisposizione, come sembrate far voi, vi predisponete allo stesso tempo all’insuccesso investigativo; ma quel che è peggio vi predisponete all’inerzia investigativa sull’esistenza di Dio. Onde come si può trovare ciò che si spera (per via della negazione antropologica) e si crede (per via della negazione o fede al negativo) effettivamente non esistere?

                 Qui cari miei siamo di fronte a un pericolosissimo vizio metodologico e filosofico, che non ha niente di scientifico, in quanto manipola arbitrariamente le stesse premesse migliori della ricerca scientifica e filosofica, ma (e ciò è molto peggio) anche della ricerca, per così dire, della qualità migliore della vita; infatti che vita è quella di qualcuno che anziché decidere di verificare se Dio esiste o no, decide semplicemente che Dio non esiste; così ha risolto al meglio ogni problema.

                 Credetemi o connazionali, chiunque siate e ovunque siate : non bisogna decidere che Dio non esiste; ma bisogna decidere di verificare continuamente (finché morte non ci separa) l’esistenza o la non esistenza di Dio. I credenti veri sono quelli che sperimentano quotidianamente l’esistenza di Dio. Onde del pari si può dire che i veri non credenti sono quelli che cercano Dio e non quelli che decidono di non cercarlo e per logica conseguenza, dicono che non c’è .

                 In conclusione, perché non cercate di cambiar metodo al modo seguente: provate a fare l’ipotesi che Dio esiste; dopodiché mettetelo alla prova se esiste o no : se esiste dovrà consigliare al meglio su come comportarci verso gli altri uomini e il Creato; dovrà dirci abbastanza spesso se quello che facciamo è giusto o sbagliato (voce della coscienza)..ecc.

                 Se al termine della prova dell’esistenza o meno di Dio (chiamiamola così) non si è soddisfatti, si manifesti pure il proprio disappunto per la mancata risposta. Ma non commettete l’errore di smettere di cercare: considerate: il mondo è pieno di luoghi dove il mistero parla (i santuari, i santi, la gerarchia ecclesiastica, persone miracolate, la Sindone, il cuore stesso dell’uomo –le muse degli antichi, lo Spirito dei cristiani, lo spiritismo degli idolatri e maghi…-). Perciò rompete l’anima al mistero: chiedete, domandate, investigate con buona fede, e troverete anche voi. Non potete non trovare perché sta scritto : Cercate e troverete . Battete e vi sarà aperto

 

 

                             Migliori da

 

Orlando Metozzi

 

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 Aristotele

 

 

Sui Documenti e la Storia della Chiesa, ci sono infinite forzature e manipolazioni del vero. Ve ne mando uno che parla del rapporto tra fede e ragione. Spero che quello che sapete in proposito sia corretto.

 

Fede e Ragione

Dalla Costituzione dogmatica Dei Filius (Concilio Vaticano I), 24 aprile 1870, cap. IV (testo latino in Denzinger, Enchiridion Simbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, §§ 3015-3020):

«La Chiesa cattolica ha sempre unanimemente creduto e ancora crede che esistono due ordini di conoscenza, distinti non solo per il loro principio, ma anche per il loro oggetto: per il loro principio, perché nell’uno conosciamo con la ragione naturale, nell’altro con la fede divina; per l’oggetto, perché oltre la verità che la ragione naturale può capire, ci è proposto di vedere i misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non rivelati dall’alto.

È questo il motivo per cui l’apostolo, che pure testimonia che Dio è stato conosciuto dai pagani “attraverso le cose create” (Rm 1,20), quando parla della grazia e della verità venutaci da Cristo (cfr. Gv 1,17), dichiara: “Parliamo di una sapienza divina misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla... Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio” (1Cor 2,7-8.10). E lo stesso Unigenito benedice il Padre perché ha nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le ha rivelate ai piccoli (cfr. Mt 11,25).

Quando la ragione, illuminata dalla fede, cerca con zelo, pietà e moderazione, per il dono di Dio arriva a una certa conoscenza molto feconda dei misteri, sia grazie all’analogia con ciò che conosce naturalmente, sia per il nesso degli stessi misteri fra loro e con il fine ultimo dell’uomo. Mai, però, essa è resa capace di penetrarli come le verità che formano il suo oggetto proprio. I misteri divini, infatti, per loro intrinseca natura, sorpassano talmente l’intelligenza creata, che anche se trasmessi per divina rivelazione e ricevuti mediante la fede, rimangono avvolti nel velo della fede e quasi avviluppati in una caligine, fino a quando, in questa vita mortale, “siamo in esilio lontani dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione” (2Cor 5,6).

Ma anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio, che rivela i misteri e comunica la fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio non potrebbe negare se stesso, né il vero contraddire il vero. Questa inconsistente apparenza di contraddizione, nasce specialmente dal fatto che i dogmi della fede non sono stati compresi ed esposti secondo il pensiero della Chiesa, o che opinioni false sono scambiate per conclusioni della ragione. Noi definiamo dunque che tutte le affermazioni contrarie alla verità attestata da una fede illuminata sono senz’altro false (cfr. Concilio Lateranense V, DH 1441).

(…) E non solo la fede e la ragione non possono mai essere in contrasto tra di loro, ma possono darsi aiuto scambievole: la retta ragione, infatti, dimostra i fondamenti della fede e, illuminata dalla sua luce, può coltivare la scienza delle cose divine; la fede, invece, libera e protegge la ragione dagli errori e l’arricchisce di molteplici cognizioni.

Perciò la Chiesa, ben lungi dall’opporsi allo studio delle arti e delle discipline umane, le favorisce e le promuove in ogni maniera. Essa, infatti, non ignora e non disprezza i vantaggi che ne derivano per la vita degli uomini; riconosce anche che esse, venute in qualche modo da Dio, Signore delle scienze (cfr. 1Sam 2,3), possono condurre a Lui con l’aiuto della grazia, se usate come si deve.

E certo non proibisce che tali discipline, ciascuna nel proprio ambito, utilizzino propri principi e un proprio metodo; ma pur riconoscendo questa legittima libertà, essa cerca di evitare che, in contrasto con la dottrina divina, accolgano in sé degli errori, o che sorpassando i propri limiti, invadano e sconvolgano il dominio della fede.

La dottrina della fede, che Dio ha rivelato, non è stata proposta all’intelligenza umana come un sistema filosofico da perfezionare, ma, come un divino deposito, è stata affidata alla Chiesa sposa di Cristo, perché la custodisca fedelmente e infallibilmente la proclami. In conseguenza il senso dei sacri dogmi che deve essere sempre conservato è quello che la santa madre Chiesa ha determinato una volta per tutte e non bisogna mai allontanarsi da esso sotto il pretesto e in nome di un’intelligenza più profonda. “Crescano pure, quindi, e progrediscano largamente e intensamente, per ciascuno come per tutti, per un sol uomo come per tutta la Chiesa, l’intelligenza e la scienza, la sapienza, secondo i ritmi propri a ciascuna generazione e a ciascun tempo, ma esclusivamente nel loro ordine, nella stessa credenza, nello stesso senso e nello stesso pensiero” (Vincenzo di Lerins, Commonitorium, 23, 3)».

 

 

FINE

 

 

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