NECESSITA' DI UN ARCHIVIO CENTRALE DEL SINDACATO

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                La tessera Cisl dimostra come la mia frequentazione del sindacato sia regolare: vi ho il diritto di interpellare, sollecitare, cercare documenti e leggi; vi ho il dovere di protestare se qualcosa non va, segnalare eventuali modifiche o miglioramenti; invero posso persino prendere a pedate fraterne certuni che parassitizzano e altri civettano vanamente o stantiano (son parole e patenti che mi hanno dato i dirigenti regionali, i quali tengo informati dei fatti locali, nelle grandi linee).

                In questo contesto, avere in via preliminare programmata la collaborazione di due avvocati (Giulio-Rosalba, Borri-Cisl) non è scarsidonia come può sembrare, ma perizia: infatti mentre il sindacato ha dei limiti che possono talvolta avere a che fare col massimalismo e il tecnicismo vertenziero, l’avvocato personale, a mio parere è in grado di elaborare a livelli superiori tutta l’esperienza sindacale, che però spesso non possiede; onde una eventuale collaborazione, va a vantaggio della professionalità di entrambi, e dei clienti che costaterebbero più successo nel perseguire la giustizia. Inoltre l’avvocato personale più fermo nella fiducia dei propri clienti, corregge l’eventuale massimalismo o negligenza sindacale. Perciò a parte la stanchezza dell’avvocato Borri che a volte lo rende fuggitivo, a mio avviso, esiste una possibilità di collaborazione tra avvocati personali e avvocati sindacali e impiegati degli uffici vertenze. Che poi il fattore umano ci metta del suo, onde qualche volta  il rivalismo e ancor più il provincialismo, trionfa sulla collaborazione, ciò può   essere . Ma non credo che ciò possa elevarsi a dogma.

                Insomma nelle province potrebbe essere istituito un Archivio centrale di sindacati e avvocati, dove vengono conservate tutte le pratiche divise per settori: Famiglia, Lavoro, Comunicazione Istituzionale (rapporti tra cittadini e istituzioni), Fisco…ecc.

                Infatti Giulio mi insegna che l’esperienza è una grande fonte di insegnamento; essa però non può servire al massimo la collettività , se non viene studiata e assunta con ordine, sia dai protagonisti della stessa esperienza (sindacati, lavoratori, cittadini, avvocati) che dagli studiosi della medesima (professori, ricercatori, sociologi, giornalisti, statisti, filosofi…).

                In conclusione, ogni ufficio sindacale ha al momento in Arezzo, un suo miniarchivio; servirebbe invece un archivio centrale di tutto il sindacato; inoltre ogni studio legale o notarile o commerciale…ha il suo archivietto; e quando il direttore dello studio muore, anche l’archivio vien sepolto (per quanto ne so solo i notai hanno l’archivio notarile distrettuale) il più delle volte. La vita di un professionista non ha dunque niente da lasciare alla collettività ? E’ evidente che questo modo tende troppo a svalorizzare e a perdere il prodotto dell’esperienza. Tutelata la privacy d’ogni professione, il possibile e il migliore, dovrebbe essere conservato e messo a disposizione del pubblico. Gli universitari poi, invece di studiare le Madonne americane e i rocchettari dai pantaloni sbrindellati, o le vicende del mostro di Firenze o di Dracula…  o di Miss-Italia… o quant’altro della lunga serie del mitologico-effimero, potrebbero studiare meglio (anche con Tesi) l’esperienza di chi dedica una vita intera all’esercizio di una professione.             

FINE

 

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