LA MIMOSA

2-6-06

VAI IN FONDO

    HOME

Note

Finestra sul popolo Aretino, Toscano, Italiano

VAI IN FONDO

 

                Morta la moglie Beppa da qualche anno, i figli sposati e impiegati comunali nel paese vicino, Italo era rimasto solo:

                il poveruomo, ormai ottantenne, trafficava le sue cose agricole in solitudine grigia e paesana. E capendo che ormai la vita era agli sgoccioli anche per lui (specialmente per lui), per saggezza innata, confidava nella Provvidenza e viveva tuttavia alla giornata, pensando al da farsi e non tanto a quello che sarebbe potuto succedergli, vista la sua età.  

                Alle Querciole, vi era infatti una tale Palmira, anch'essa vedova, ma con tre figlioli e relativi nipoti . Il vecchio Italo, sentendosi solo ma ancora di certa salute, propose alla Palmira, se voleva sposarlo . Questa, che aveva vissuto e lavorato lungamente in Firenze, ed era più giovane di una ventina d'anni rispetto a Italo, rispose che v'avrebbe pensato ; intanto lei e i figli con tutto il clan di generi e nipoti, si recavano spesso a casa di Italo Tirinnanzi e finiva quasi sempre che essendo costui nella più gretta solitudine, si lasciava alla fine consigliare al meglio :

                passavano così le settimane da un ristorante all'altro; e il povero vedovo era il garante o il pagatore di tutti: infatti, doveva dimostrare d'essere ancora buono a qualcosa, per esempio all'occorrenza di poter pagare e mantenere tutta una famiglia, se fosse stato necessario . Ma la Palmira non si decideva a sposarlo, perché il vecchio era troppo maturo in età e perché gli conveniva avere un corteggiatore-pagatore; d'altronde il clan familiare non l'avrebbe mai permesso quel matrimonio, visto che dopotutto la nonna Palmira, oltre a rimediare  un generoso pagatore di cene, spesso badava i nipoti, permettendo così alle figlie e ai generi, di lavorare con maggior tranquillità .

                Così la nuova veste di Italo vedovo pagatore, era ormai conosciuta nel paese delle Querciole e nei circonvenenti; e il fatto giunse pure all'orecchio dei figli nel paese vicino . Ma la cosa non scandalizzava ormai più di tanto, perché molti già urbanizzati, facevano altro in dissolutezza che pagare troppe cene a una vedova e relativo parentado : se capitava, propugnavano, questi excontadini, persino l'amore libero imparato al cinema e in televisione, tipico delle città; e v'eran di quelli, che pur vivendo ancora in campagna, tuttavia sopravvivevano da cittadini, quanto a costumi familiari dissoluti.

                Italo era dunque solo e innamorato . Pertanto, giungendo il marzo con la sua festa della donna , anche lui doveva perlomeno offrire un fiore, fare un regalo, analogamente a come si faceva in televisione o in America , e come da tempo avevano imparato a fare (si dice) anche in Italia . Decise quindi di non esser da meno rispetto a nessuno, a riguardo di questo punto : avrebbe perciò  offerto addirittura  una mimosa, cioè non un fiore nostrano o qualunque, come una rosa o un giglio, ma proprio il fiore della moda, quello che andava per lo più in televisione e da tempo era stato scelto per la festa delle donne, dal mondo dei cittadini e dei ricchi che più contavano.

                Avrebbe dunque acquistata la mimosa . Ma se l'affare dovevasi fare, tantovaleva  farlo nel modo più conveniente e in un certo senso meno dispendioso anche per il futuro, e quel che più contava, nel modo che fosse alla portata eventuale anche dei figlioli e magari di qualche altro del paese.

                Finalmente decise come avrebbe regalato la sua mimosa :

                acquistate un paio di piante mimosacee con la radice e il pane relativo, le avrebbe messe a dimora nella sua proprietà, là dietro la legnaia; così una volta attecchite, ogni anno lui e i propri figli, e chiunque l'avesse voluto alle Querciole e dintorni, avrebbe avuto la possibilità di regalare un fiore alle proprie donne, senza dispendere o sperperare ulteriormente . E così fece. Piantò le mimose . Crebbero queste discretamente nonostante l'ambiente inadatto, poiché essendo Italo un agricoltore esperto, trovò il modo di compensare la maggior temperatura richiesta dalla specie, con la più adatta esposizione e letamazione.

                Passato un anno, poté  finalmente regalare alla Palmira, stroncando un rametto dalle sue mimose dietro la legnaia. E altrettanto potevan fare, quando lo vollero per le lor donne, alcuni altri dalle Querciole.

                In tal modo, la nuova moda della mimosa, era soddisfatta, e allo stesso tempo, adeguatamente neutralizzata nei suoi aspetti giudicati più deleteri o pericolosi, vale a dire nel portare a spendere eccessivamente, e con poca misura, come si fa d'ordinario o in città e nel mondo straricco. La novità era stata dunque assunta anche alle Querciole, ma allo stesso tempo era stata pure meditata e neutralizzata, nella sua tentazione pericolosa o inutilmente dissipativa . E ciò si pensava con discreta soddisfazione interiore, nonostante che lo stesso non fosse riuscito a fare con la Palmira e il suo clan familiare .

                Vi era quindi una palese contraddizione in apparenza, visto che s'era fieri di poter regalare una mimosa risparmiando ma non si riusciva a rendere altrettanto economica e a buon mercato, una normale proposta di matrimonio . Tuttavia questa contraddizione è solo apparente, perché anche la convenzione delle Querciole, vista la solitudine d'Italo, poteva ammettere in fase di proposta di matrimonio (finché il medesimo matrimonio non fosse stato attuato), un periodo più o meno lungo di festa spensierata e spacconia .

                Tuttavia, già il paese aveva preso da tempo le misure, e brontolava per l'eccessivo protrarsi del fidanzamento tra Palmira e Italo, senza seria e finale conclusione .

 

 

FINE

 

 

TORNA SU

HOME

Finestra sul popolo Aretino, Toscano, Italiano 

 

TORNA SU