LA MADONNA DEL CONFORTO, DEGRADATA A LEGGENDA

 

 

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                Tale Marco Ceccarelli, ha scritto: Miti e leggende d'Arezzo (Zona, Pieve al Toppo (Civitella.. AR), 2007, pp. 1-94.

                Alle pagine 25-37, vi è il capitolo intitolato La Madonna del Conforto, dove si espongono i fatti con l'opinione di chi crede a una leggenda anziché al miracolo della illuminazione straordinaria del quadro, o manifestazione mariana.

                Nel complesso il testo è scritto bene, ed è buona l'idea principale di riunire insieme i miti e le leggende aretini. 

                Ma è però viziato di ideologia, allorché pretende di dire che la storia della Madonna del Conforto è una leggenda: 

                infatti i fedeli che credono a quella storia, credono a dei testimoni precisi, suffragati da un processo ecclesiastico. 

                Al contrario, quelli che come il Ceccarelli, non ci credono, fanno una scelta di fede negativa, fanno una opzione in favore dello scetticismo e della negazione, che in ultimo se ne frega arbitrariamente dell'esistenza dei testimoni e di un regolare processo: 

                dunque, si riproduce qui in piccolo, quello che avviene per la fede in generale sulla Madonna e il suo figliolo Gesù: coloro che non credono alla Madonna del conforto, probabilmente non credono nemmeno ai testimoni di quei fatti di duemila anni orsono, sintetizzabili nella nascita, morte e resurrezione di Cristo Uomo-Dio. Fatti suffragati da tutto il mondo di allora (Gerusalemme era città internazionale, specie in occasione della Pasqua ebraica e Roma lo era per motivi politici) e da duemila anni  di storia della Chiesa, che dimostrano la presenza viva del Risorto. 

                Si pone dunque la seguente domanda: è più razionale credere a dei testimoni, adeguatamente esaminati dalla gerarchia ecclesiastica, come fanno i credenti della Madonna del Conforto, o al contrario, come ritiene Marco Ceccarelli, è più razionale credere alla moda della fede al negativo, condita di scetticismo e di istanze offensive verso la religione della propria patria?

                Infine:  perché alcuni aretini (il Ceccarelli non è il solo) che parlano e scrivono, e quelli che ascoltano e condividono, talvolta ritengono di far del bene alla propria città, facendo passare per leggenda e mito, quello che è semplicemente verità ? 

                La risposta non può essere che del seguente tenore: perché essi in fondo, non amano la propria città: essi amano più le leggende che il bene profondo e vero del proprio paese; essi amano più l'ideologia che li domina e spadroneggia, che il Cristo Risorto liberatore da ogni schiavitù. Essi, faccio osservare, non possono dire che non conoscono Cristo, perché da duemila anni è proprio il Cristo che tira le fila della nostra civiltà e della nostra salute, nonostante i nostri peccati e errori. 

              

FINE

 

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