IL LAVORO COME PARTECIPAZIONE ALL'OPERA DELLA CREAZIONE E PERCIO'COME GUSTO DI LAVORARE

 

(Da: La Voce dell'Antoniano Rogazionista, diretto da Vito Magno, Anno LVIII, N 1 Gennaio 2008, p.6...)

 

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                E' incompleto ricordare che il lavoro è sudore. Bisogna ricordare contemporaneamente che il lavoro è bello perché il lavoro è creare, dà gioia perché dà la dignità di partecipare all'opera della creazione. Dio ha dato agli uomini la libertà perché costruissero e completassero la sua opera, a sua immagine; il lavorare è questa gioia mescolata al sudore della fatica.

                E poi c'è un'altra cosa molto bella: si parla di globalizzazione e di sostenibilità dello sviluppo; due slogan , due parole che esprimono aspetti importanti dell'affrontare il problema del lavoro e della società oggi. Da un lato l'idea che la terra è una, è un globo, sotto la responsabilità di ciascuno e di tutti; dall'altro l'idea che è necessario pensare all'azione dell'uomo sulla terra in termini di sostenibilità .

                Gli uomini che lavorano hanno tra le mani un'eredità, una serie di doni: un dono originale che è la terra, dono di Dio agli uomini; e un dono che è il capitale e la tecnologia. Eredità che l'uomo riceve dalle generazioni precedenti e che è chiamato a passare alle generazioni successive.

                Ripeto questa cosa perché non è così scontata; spesso si sente dire che le nuove generazioni non sanno più cosa vuol dire lavorare...  . Mi era capitato l'anno scorso di andare a fare una conferenza a Udine, e la gente di Udine diceva: Qua da noi si lavora tanto, 12-14 ore al giorno, ma il senso di perché lavorare non c'è. Con buona pace di tutti, lavorare per fare i soldi è una patologia. Quello di cui rimane traccia fra le generazioni, è il gusto del lavoro inteso in senso pieno.

 

 

FINE

 

 

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