INNO ALLA VITE

 

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O verace, feconda, che offri il turgido grappolo, sia per mangiare che per trasformare in abbondante e buon vino,

 

tu sei più di una amabile e preziosa pianta domestica:

 

le tue foglie verdi e i tuoi frutti maturi, sono il sostentamento, cioè la vigoria universale degli assetati e degli affamati;

 

il tuo bisogno di sostegno che t’eleva al cielo, è una richiesta d'aiuto agli uomini, affinché tu possa manifestare al meglio la tua gratuita bontà; questa bontà rinuncia volentieri perfino all’autonomia del tronco, per poter essere docile alle necessità varie dell'allevamento; ed è proprio questa docilità che ti permette di offrire con generosa e copiosa maniera, i  frutti tuoi buonissimi e mirabili, onde estinguere la fame e la sete delle creature;

 

la tua foglia aperta e discreta, è una canzone di verde enfasi, sotto il sole estivo; e questa ode casta e potente, mossa dal sereno giornaliero come dalla brezza seròtina, invia tanti auguri allegri e materni ai quattro punti cardinali, per annunciare l’offerta imminente dell’uva;

 

infatti tu o vite, vuoi bene all’umanità: vuoi bene a quella che ti coltiva e a quella che ti guarda e basta (per es. i  bimbi, i vecchi, i turisti...), come a quella che tra i ghiacci o i deserti o le metropoli, t’ immagina e desidera volentieri, ma non può, purtroppo, né vederti né toccarti da vicino; tu guardi benignamente i tuoi coltivatori e amatori, mentre racchiudi nella tua abbondante e gentile obbedienza naturale, l’aspirazione santa a donare te stessa, cioè l’uva,  il frutto e l'anima tua più preziosi, la condizione del buon vino.

 

Infatti, tu o dolce vite, tra tutte le piante del mondo, ami particolarmente la vicinanza dell’uomo; diventi più bella, procuri di rispondere al meglio e sei più gaia e allegra quanto più gli uomini, ti coltivano e ti degnano di attenzioni e cure;

 

tu o bellissima tra le piante, o benefica, mirabile d’umiltà, porti scritta in te, ancora più nitida  la parola dolce e paterna del Creatore, il quale se tutto fece per il bene dell’uomo, a te invero  plasmò con l’urgenza particolare, anzi con la missione più evidente, di estinguere la sete e la fame e in certa misura, persino la tristezza dell’umanità . E ti fornì, e ti armò pertanto, il medesimo Creatore, più di bontà che di bellezza unica, onde la tua apparente scarsa vigoria e povertà di arbusto (che nemmeno fiorisce con evidenza come fanno molti altri arbusti e alberi per compensare la loro scarsità di frutti), anziché una mancanza estetica cronica, fosse invero il presupposto sostanziale e permanente della tua capacità di fruttificare e dispensare riccamente, cioè con abbondanza necessaria e puntuale (proverbiale), secondo il calendario dell'anno.

 

FINE

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