CONTRO LA DISTRUZIONE DELLA STABILITA' DEL LAVORO

(lunedì 28-7-08)

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                 Signor Ministro non permetta che il Governo Berlusconi si trasformi in un sindacato delle imprese contro i precari oggi, e le fasce più deboli della società, oggi e domani:

                da che mondo è mondo gli imprenditori han sempre ambito a profittare dell’uso quotidiano dei mezzi della produzione, per prevaricare sui dipendenti, in varie forme, oltre il lecito; e questo è il lato oscuro di questa categoria sociale. Anche se Essa ha dei meriti, quando opera nei limiti del bene comune.

                Bloccare però  la trasformazione indeterminata dei contratti (come si dice sia stato già fatto) vuol dire attentare al primo articolo della Costituzione italiana che unica nel mondo oltre a definire la Repubblica :  “Democratica” , la definisce anche : “fondata sul lavoro”: s’intende però il fondamento del lavoro stabile, e non precario. Mettere la precarietà al posto della stabilità conseguita naturalmente e senza rubare alcunché (e anzi con dei meriti spesso documentabili dall’esperienza), significa sputare su un fondamento della Costituzione e della Repubblica. Significa invero applaudire coi fatti a chi, impunito, va in giro a denigrare per la Padania e per il Mondo, proprio il Tricolore, dando così delle ragioni a chi ama disprezzare (più che opporre) il Governo. Ma come potete riprendere o ammanzire chi piscia volentieri sulla Bandiera Nazionale, se i primi a sputarvi non a parole ma coi fatti, cioè con le leggi sbagliate, siete proprio voi, o governanti?

                Dia piuttosto le dimissioni che farsi complice di un simile provvedimento delinquenziale: non è infatti da servitori dello Stato, ma è da delinquenti amministrativi, voler distruggere a tutti i costi la stabilità del lavoro. Simili volontà non sono da statisti avveduti ma da schiavetti del mercato globalizzato. Voi se siete veri Italiani non potete chinare la testa senza soluzioni (gli Italiani veri trovano sempre una buona soluzione), come dei somaretti rassegnati e vuoti, svendendo alla globalizzazione i diritti sacrosanti degli italiani e comprando in cambio soltanto il veleno della precarietà che indeboilisce sia gli individui che le famiglie che l’Italia e il mondo.

               Rientrate in voi stessi o politici dal cuore avvelenato, cioè spesso senza Dio e senza umanità : con la vicenda del fascismo e del comunismo da un lato, dell’ateismo dall’altro, avete tradito Gesù Cristo, e perciò anche l’Italia e il suo Popolo,  vendendovi al Diavolo. Volete anche oggi ripetervi, a cominciare dal distruggere sistematicamente lo Stato Sociale? Invero vi state ripetendo: voi (in quanto gruppo e con le dovute eccezioni dei singoli) siete un manipolo di assassini dei vostri popoli, come dimostra la vicenda degli aborti illimitati degli embrioni uccisi, delle eutanasie sognate, dell’Euro che esaspera il costo della vita… tutte cose escogitate dalla vostra mente fallace e perversa.

                Aggiungere la distruzione della stabilità lavorativa a un simile vostro album, è dopotutto logica alquanto scontata. Il sottoscritto non si ritiene pertanto, sorpreso più di tanto.

                Intravedo tuttavia l’epoca della vostra dipartita: a coda bassa, sconfitti dalla storia e dal peso delle vostre idee mortifere, cioè contrarie alla salute del popolo, offensive dei diritti umani e divini.

                In conclusione chiedo che il signor Ministro del lavoro, se è ancora capace di capire l’uso di ragione  o del buon senso, dimostri di essere ministro di tutti e non solo delle imprese; e ricordi questo dovere specialmente a colui che per “libertà”, intende troppo veemente la libertà delle imprese e dei banchieri, contro il Bene Comune.

                Al contrario la libertà e la democrazia coincidono col Bene comune, il quale non è solo il bene di tutti, ma è fare in modo (anche con le buone leggi) che tutti possano realizzare il loro bene. Infatti è una conferma sostanziale della democrazia e della libertà, se il bene degli individui e quello della collettività sono complementari, non si contraddicano ma anzi, armonizzano tra loro. E ciò fanno proprio per meglio evitare che mali politiche e amministrazioni e malpensieri o azioni varie, non rompano una simile armonia naturale.

                Beneaugurando,

 

Orlando Metozzi

 

FINE

 

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