COMMENTO ALL' INNO NAZIONALE

   [Fratelli d'Italia detto anche Inno di Mameli , fu composto da Goffredo Mameli (Genova 1827-Roma 1849) nel novembre   1847 , e musicato dal maestro Michele Novaro a Torino alla fine del novembre 1847 ; è dal 1946 , l'Inno Nazionale della Republica Italiana]

2-3-06

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TESTO

1. Fratelli d'Italia

L'Italia se desta,

Dell' elmo di Scipio

S'è cinta la testa.

Dov'è la vittoria?!

Le porgo la chioma

Che schiava di Roma

Iddio la creò.

 

Stringiamoci a coorte,

Siam pronti alla morte

L'Italia chiamò.

 

4. Dall'Alpi alla Sicilia

Dovunque è Legnano,

Ogn'uom di Ferruccio

Ha il core, ha la mano,

I bimbi d'Italia

Si chiaman Balilla,

Il suon d'ogni squilla

I vespri suonò .

 

Stingiamoci a coorte,

Siam pronti alla morte

L'Italia chiamò.

 

2. Noi siamo da secoli

Calpesti, derisi

Perché non siam Popolo,

Perché siam divisi:

Raccolgaci un'Unica

Bandiera, Una speme:

Di fonderci insieme

Già l'ora suonò .

 

Stingiamoci a coorte,

Siam pronti alla morte

L'Italia chiamò.

 

5. Son giunchi che piegano

Le spade vendute:

Ah l'Aquila d'Austria

Le penne ha perdute

Il sangue d'Italia

Bevè, col Cosacco

Il sangue Polacco:

Ma il cuor le bruciò.

 

Stingiamoci a coorte,

Siam pronti alla morte

L'Italia chiamò.

3.Uniamoci, amiamoci,

L'Unione e l' amore

Rivelano ai Popoli

Le vie del Signore;

Giuriamo far libero

Il suolo natio:

Uniti per Dio,

Chi vincer ei può!?

 

Stringiamoci a coorte,

Siam pronti alla morte

L'Italia chiamò.

 

COMMENTO

                Vi è un aspetto letterale , tradizionale del senso di questo inno , il quale è noto secondo il significato delle strofe e il contesto risorgimentale .

                Vi è però anche un senso recondito e misterioso che fa capo specialmente alle parole : che schiava di Roma , Iddio la creò :

                che bisogno c'èra di precisare la schiavitù dell' Italia da Roma , quando nel 1847 , allorché Goffredo Mameli  compose l'Inno, si è ancora tutti protesi a ricercare la liberazione e l' unione  nazionale ?

                Ordinariamente qui si vede l'idea di voler far di Roma , la Capitale del nuovo Stato . E ciò è vero . Ma il poeta va oltre : chiama il resto d' Italia , schiavo di Roma , perché è evidente che egli ritiene che soltanto a questa condizione di schiavitù , possa esservi vera libertà futura , per la stessa Italia.

                Si pone perciò la seguente domanda : qual'è la schiavitù dell' Italia da Roma , che serve a liberare definitivamente la stessa Italia , anziché confinarla nella  schiavitù dello straniero letteralmente , ma anche nella schiavitù universale , per estensione più recondita?

                E' evidente che qui Goffredo Mameli , parla anche da cristiano 1) : cioè non si riferisce solo al futuro potere temporale dello Stato con Roma capitale , ma pure alla necessaria dipendenza dell'Italia dal potere spirituale , cioè dal Papa e dalla Chiesa cattolica .

                In altre parole , soltanto la dipendenza da Roma , nella sua sintesi totale , cioè non solo come centro temporale , ma come centro temporale e spirituale della nazione , può dare al resto del paese , la necessaria unità e in ultimo,  il necessario amore , che in seguito viene dunque reso esplicito nel seguente modo : Uniamoci, amiamoci, / L'Unione e l' amore / Rivelano ai Popoli / Le vie del Signore :

                cioè : l'unione e l'amore frutto dell'Italia centrata su Roma, vale a dire schiava di Roma temporale e spirituale insieme , ci rivelano a noi in quanto Popolo italiano , la volontà effettiva del Signore :

                Dio non è dunque , contrario all' unità d'Italia con Roma capitale; ma anzi , l'unità vera della nazione , appunto quella basata su Roma temporale e spirituale in reciproca collaborazione , è solo la condizione per distinguere meglio la volontà divina, circa i destini del nostro popolo, insomma, per distinguere meglio Le vie del Signore , come dice il poeta .

                Già il maggior pensatore dell' Italia ottocentesca , il Gioberti nel suo Primato ... 2) , aveva indicato la via del federalismo dei vari stati italiani con a capo il Papa ; dunque , o che si condividesse o no una tale proposta , essa comunque dava per scontato che c'èra una via maestra per l'Unità d'Italia , senza ricorrere a violenza alcuna , ma semplicemente unendo le energie e gli intenti dei vari Stati che già esistevano . Se dunque la via del Gioberti era la via maestra perché non violenta e massimamente razionale , quella via , doveva essere anche ben vista da Dio medesimo , che è noto come sia contrario alle guerre e favorevole alla pace e alla collaborazione tra gli individui e i popoli . 

                Ecco dunque da dove  il Mameli riprese l' idea che Dio favoriva l'unità della Nazione . Egli ancora ventenne , v'aveva alto entusiamo e molta filosofia da coltivare ; ma il Gioberti aveva già chiarito il suo pensiero . Vero è che pure il Mazzini espresse la famosa formula Dio e popolo : ma il programma del Mazzini, per raggiungere l'Unità d'Italia , estrapola sia dalla via pacifica per perseguire invece quella cospirativa , sia dal porre il Papa a capo della Federazione italiana eventuale , visto che propugna un futuro Stato Republicano e pertanto né monarchico né papale .

                Il poeta vede dunque come un fatto massimamente positivo , l'unità nazionale : ha esattamente venti anni . Lungi perciò ogni sospetto all'epoca, dei possibili sviluppi futuri . Quali saranno questi sviluppi?

                Sarà conseguita l' Unità d'Italia nel 1861 ; il 29 settembre 1911 , ci sarà la dichiarazione di guerra alla Turchia;  nel 1912 la Libia diventa colonia italiana ; il 24 maggio 1915 è la volta della guerra contro gli imperi centrali;  il 3 ottobre 1935 e il successivo 1936 , è occupato dalla guerra d' Etiopia ; nasce in questo periodo anche l' Asse Roma-Berlino; il 28 ottobre 1940: Attacco alla Grecia ; l' 8 settembre 1943, Armistizio di Badoglio con gli alleati; il 2 giugno 1946 , Referendum per scegliere la Republica o la Monarchia .

                I fatti dimostrano dunque , che il futuro dello Stato unitario, non sarà secondo l'amore e l'unità giustamente auspicate nell' Inno da Mameli ; in particolare , colpisce come XIV secoli di diaspora politica italiana (dalla fine dell'impero romano al secolo XIX°) , non abbiano minimamente scalfito negli stessi Italiani , l'antico vizio di molti popoli che approfittando di qualche condizione maggiore momentanea o più o meno permanente , attaccano i più deboli rivendicando , terra, ricchezze , sostanze in uomini e cose .

                Così l'avventura coloniale che comincia con la destra storica nel 1912, in pratica (fatta eccezione della guerra 1915-18 che fu guerra giusta di liberazione) culmina con la tragedia della seconda guerra mondiale , con la quale la medesima unità nazionale fu messa ampiamente a rischio .

                In conclusione , potevano restare i vecchi Stati ante-unitari nella Penisola , se ciò avesse evitato all' Italia la disgrazia dell' ultima guerra mondiale . Ed anche la guerra 15-18 che vincemmo e si condusse per giusta causa onde liberare i nostri territori , ebbe tuttavia forti ambiguità di conduzione , con tutto quel macello di carne umana 3).

               

NOTE 

1 : Goffredo Mameli manifesta nell'Inno , pure la sua fede; egli infatti , figlio di un ufficiale della marina sarda (Giorgio Mameli) che probabilmente stimava le scuole dei frati , frequentò la Scuola condotta dagli Scolopii ; uno di questi frati si chiamava Spotorno , ed era maestro di lingua greca a Goffredo e insieme devoto di Carlo Alberto, che lo fece pure cavaliere . Il Mameli in arte chiamato da Carducci e Mazzini , quasi natura femminea , per la grande sensibilità interiore , era tuttavia un temperamento eroico e un soldato coraggioso : morì nel 1849 ferito gravemente nell'assalto di Villa Corsini , durante la difesa di Roma contro i Francesi . Di lui se ne può leggere il ritratto che ne fa il Mazzini, ripreso pure dal Carducci (Crf . : Giosuè Carducci , Opere scelte , a cura di Mario Sacccenti , Torinio, Utet 1993; vol. II , p.368-69 -Classici Italiani- ) .

2 : Vincenzo Gioberti (Torino 1801-Parigi 1852) , Del Primato morale e civile degli Italiani , 1843 .

3 : E qui bisogna dire che il macello fu invero da entrambi i fronti: italiano e austriaco, e su tutti i fronti del conflitto; ma l'Italia è forse un paese inferiore a qualcuno quanto a inventiva e risorse , visto che se gli altri come dire , son più indietro in qualcosa , e di meglio rispetto a noi non possono proporre niente ,  noi (secondo certuni che guardano sempre ai modelli stranieri) non siamo tenuti a iniziativa autonoma alcuna , onde ci si deve accontentare (secondo queste idee da imbecilli) della generale giustificazione , cioè siccome le cose a quel tempo andavano in quel modo : noi ci adattiamo . Certamente la dirigenza italiana che condusse la guerra 15-18 deve rispondere del sangue versato in quel modo, troppo scoperto e troppo abbondante , cioè con scarsa tutela , mandando allo sbaraglio migliaia d'uomini , sapendo che altrettante migliaia sarebbero rimasti sotto i colpi delle mitragliatrici .

 

FINE

 

 

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