4. LETTERA AD UN MONACO CERTOSINO IN CARCERE

(Santa Caterina da Siena : Siena 1347- Roma 1380)

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Riassunto : Non debba mai venire in tristizia per neuna battaglia . Sapete che, perché vengano le cogitazioni e la volontà non consente, anco vorrebbe inanzi morire, non è peccato: ma sola la volontà è quella cosa ch'offende. Adunque vi confortate ne la santa e buona volontà, e non curate le cogitazioni, e pensate che la bontà di Dio permette a lo dimonio che molesti l'anima nostra per farci umiliare e riconosciare la sua bontà, e ricorrire a lui dentro ne le dolcissime piaghe sue .

 

 

 

TESTO

 

 

                Al nome di Cristo e di Maria dolce.

 

                A voi, dilettissimo e carissimo fratello mio in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedere el cuore e l'anima vostra unito e trasformato nel consumato amore del Figliuolo di Dio, però che senza questo vero amore non potiamo avere la vita della grazia, né portare con buona e perfetta pazienzia.

 

                E questa vera carità non vego, carissimo fratello, che potiamo avere, se l'anima non raguarda lo inestimabile amore che Dio à avuto a lui, e singularmente vederlo svenato in sul legno de la santissima croce: solo l'amore l'à tenuto confitto e chiavellato. Dicovi che non sarà neuna amaritudine che non diventi dolce, né sì gran peso che non diventi leggiero ne la memoria del sangue del Figliuolo di Dio.

 

                Ò inteso la molta fadiga e tribolazione le quali voi avete: ciò riputiamo noi tribolazioni, e se noi upriremo l'occhio del conoscimento di noi medesimi e de la bontà di Dio, ci parranno grandi consolazioni.

 

                Del conoscimento di noi, dico, cioè che noi vediamo noi non essare; ma sempre siamo stati operatori d'ogni peccato e 'niquità. Quando l'anima raguarda sé avere offeso el suo Creatore, sommo etterno bene, cresce in

uno odio di sé medesima in tanto che ne vuole fare vendetta e giustizia; è contenta di sostenere ogni pena e fadighe per sodisfare all'offesa che à fatta al suo Creatore. Grandissima grazia si riputa che Dio gli abbi fatta, che egli el punisca in questa vita e non l'abbi riserbato a punire nell'altra, due sono pene infinite.

 

                O carissimo fratello in Cristo Gesù, se noi considerassimo la grande utilità che è a sostenere pene in questa vita, mentre che siamo pellegrini che sempre corriamo verso el termine de la morte! E' ci à molti beni in essare tribolato: l'uno si è ched e' si conforma con Cristo crocifisso ne le pene e obrobii suoi. Or che può avere maggiore tesoro l'anima, che essare vestita degli obrobii e pene sue? L'altro si è che punisce l'anima sua, scontiando e' peccati e difetti suoi; acresce la grazia, e porta el tesoro ne la vita durabile per le sue fadighe che Dio li dà, volendolo rimunerare de le pene e fadighe sue.

 

                Non temete, carissimo fratello mio, perché vedeste o vediate che 'l dimonio, per impedire la pace e la pazienzia del cuore e dell'anima vostra, mandasse tedii e tenebre nell'anima vostra, mettendovi le molte cogitazioni e pensieri; eziandio el corpo vostro parrà che voglia essare ribello allo spirito. Alcuna volta lo spirito de la bastemmia vorrà contaminare el cuore in altre diverse battaglie, non perché creda che l'anima caggia in quelle tentazioni e battaglie - però che già sa ched egli à deliberato d'eleggiare la morte inanzi che offendare Dio mortalmente co' la volontà sua -, ma fallo per farlo venire a tanta tristizia, parendoli offendare, colà due none offende, per ch'egli lassarà ogni essercizio: ma non voglio che facciate così.

 

                Non debba mai venire in tristizia per neuna battaglia che abbia, né lassi mai veruno essercizio o offizio o altra cosa, se non dovesse fare altro se non di stare dinanzi a la croce e dire: «Gesù Gesù, io mi confido {in Domino nostro Jesu Cristo}». Sapete che, perché vengano le cogitazioni e la volontà non consente, anco vorrebbe inanzi morire, non è peccato: ma sola la volontà è quella cosa ch'offende. Adunque vi confortate ne la santa e buona volontà, e non curate le cogitazioni, e pensate che la bontà di Dio permette a lo dimonio che molesti l'anima nostra per farci umiliare e riconosciare la sua bontà, e ricorrire a lui dentro ne le dolcissime piaghe sue; come 'l fanciullo ricorre a la madre noi benignamente saremo ricevuti da la dolce madre de la carità. Pensate che non vuole la morte del peccatore, ma ched e' si converta e viva, e tanto smisurato amore el muove a dare le tribolazioni, e permettare le tentazioni, quanto la consolazione, e però che la sua volontà non vuole altro che la nostra santificazione. E per darci la nostra santificazione, dié sé medesimo a tanta pena: all'obrobiosa morte de la santissima croce.

 

                Permanete ne le piaghe dolci di Cristo, e ne la santa dilezione di Dio.

 

 

 

 

FINE

 

 

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