CAPRESE NELLA VALLE TIBERINA

8-6-06

[Da: Emanuele Repetti , Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, FI 1833-45

 (rist, anast.Federazione Casse di Risparmio, FI 1972) s.v.: Caprese ]

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Note

Finestra sul popolo Aretino, Toscano, Italiano

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Foto 1 o centrale: Panorama di Caprese Michelangelo (AR), dai pressi di Trecciano (frazione di Caprese) . Sullo sfondo si vede il casale di Marcena (alrtra frazione), in cima alla valle della Catanna, affluente del Singerna (principale corso torrentizio di Caprese) . Il Castello capresano, diroccato, è coperto dalla vegetazione; ma dai cipressi sulla sinistra traspare il Palazzo Comunale o Clusini, sul colle del medesimo Castello.

Foto 2 o di destra : a : Castagneto sotto la loc. detta la Faggeta,, a Caprese Michelangelo -AR- . Da questi allevamenti provengono i buonissimi marroni capresani.  b: un cartello, preso come esempio,  tutela il territorio dei castagneti, da estranei ... . Quando i proprietari erano più tolleranti verso i cacciatori e i turisti erano rari, cartelli simili in questi luoghi, non c'èrano . Lo stesso cartello interdice comunque la zona dei castagni nel mese di ottobre fino al 10 novembre, cioè nel periodo preciso della raccolta delle castagne, durante il quale sono possibili furti, vista la bontà e il sapore unico delle castagne capresane.

Foto 3 o di sinistra : la Diga di Montedoglio (tra Pieve S. Stefano e Anghiari -AR-) vista dalla Faggeta , loc. di Caprese . Dalle alture di Caprese Michelangelo e dintorni, si godono panorami meravigliosi, dei quali la Diga di Montedoglio è solo un piccolo esempio. Questo invaso, è alimentato dalle acque del Tevere dal lato di Pieve S. Stefano e dalle acque della Singerna (affluente del Tevere) dal lato di Caprese Michelangelo.  (Foto 1-3 del 25 aprile 06) .

 

                Castello capoluogo di Comunità, siccome lo fu di potesteria, nel Vicariato R. della Pieve S. Stefano, da cui è 4 miglia a libeccio, Diocesi di Sansepolcro, già di Arezzo, al cui Compartimento appartiene.

                E' un avanzo di rocca con il Pretorio e piccola parte di mura castellane nel dorso di una rupe che si avanza dal fianco orientale dell'aAlpe di Catenaia fino alla destra ripa del torrente Singerna, nel grado 29° 39' long. e 43° 39' latit., 10 miglia a maestrale di Sansepolcro, 5 a scirocco di Chiusi casentinese, e 16 a grecale di Arezzo .

                Opinarono alcuni eruditi, anche nella nostra età, che a questo luogo riferire volesse Procopio quando parlava della mansione ad Capras, dove seguì dopo la disfatta dell'esercito di Totila la morte di quel re. Ma allorché si voglia bene considerare la località di Caprese, per dove non vi è ombra di antiche vie militari, donde varcare di là nell'Appennino nell'Emilia, e quando si esamina la marcia dell'esercito di Narsete che da Ravenna avanzandosi verso Roma incontrò per via il nemico, sarà facile il persuadersi che in tutt'altro luogo dovette seguire lo scontro e la micidiale giornata, non mai nella valle superiore del Tevere e molto meno 10 miglia discosto da Caprese, la cui origine è oscura quanto il suo nome.

               Il primo albore di questo paese sembra apparire nel privilegio concesso da Ottone I° il 7 dic. 967, a favore di un suo fedele chiamato Goffredo, figlio del fu Ildebrando, cui destinò in feudo i gioghi dell'Appennino dalla Vernia a partire, da un lato dal crine delle Calvane (il bastione del Trivio) sino a Montefeltro, e dall'altro lato dai confini di Bagno fino alla foresta di Caprile, comprese le contrade di Compito, di Caprese e di Chiusi.

                Dissi altrove (ved. Badia Tedalda) che resta da sapere se il beneficiato dell'Imperatore Ottone fu l'autore dei conti di Chiusi e di Montedoglio, alla cui consorteria appartennero eziandio i signori di Caprese.

                Fra i documenti più antichi e meno equivoci a provare ciò havvene uno del 12 mar. 1082, relativo a una vendita fatta da Alberto di Ranieri signore di Galbino a favore di Bernardo di lui fratello, cui rinunziò la sua parte del castello di Anghiari con varie possessioni e giuspadronati, tra i quali trovasi nominato Caprese e altre villate del piviere di S. Cassiano fino al fiume Singerna.

                Con altro documento del 1088 lo stesso Alberto col figlio Ranieri donò alla Badia dei Camaldolensi di S. Maria a Decciano, dove era abate un di lui fratello Pietro, i suoi averi di Trecciano, di Sovaggio di Pianoro di Tramosciuno e di altri luoghi lungo la Singerna. Avvenuta la fondazione della Badia di Anghiari (anno 1104) per opera di Bernardino figlio di Sidonia e nipote di Alberto prenominato, i Camaldolensi acquistarono nuovi diritti e più estese giurisdizioni nel castello e distretto di Caprese. Cosicché l'imperatore Federico I° con privilegio del 3 dic. 1184; dopo lui l'imperartore Arrigo VI° con diploma del 6 ott. 1186; e finalmente Carlo IV° nel 17 mar 1355, confermarono alla Congregazione Camaldolense il manastero di Anghiari con le chiese e beni ad essa donati dai nobili di Galbino, non escluse le ragioni acquistate sul castello di Caprese, cioè : quidquid  juris habet in castro de Caprese, et in toto districto ejus, et omnia, quae fuerunt Bernardini filii Sidoniae (Ann. Camald.) .

                Con tutto ciò i conti di Galbino non cessarono così per fretta di signoreggiare sulla vallecola della Singerna, disponendo quasi a libero arbitrio dei beni, apparentemente più che in realtà, ai monasteri per altri fini da alcuni di quei conti stati assegnati.

                Il popolo di Caprese verso il 1260 si emancipò dai suoi dinasti di insinuazione, e con l'assistenza dei conti Guidi di Romena, i quali vi dominarono sino a che, nel 1323, la rocca di caprese fu assediata per 3 mesi da Guido Tarlati vescovo di Arezzo. Vinta che fu entrò pur essa tra le glorie di quel famoso prelato. Dopo la morte del quale tennero dominio in Caprese Pier Sacconi Tarlati e i di lui fratelli e nipoti fino al 1363; non ostante il privilegio accordato da Carlo IV° (anno 1336) agli Aretini, nel cui contado civile ed ecclesiastico eravvi sempre Caprese. Dopo il 1663 questa contrada cadde sotto il dominio dei Perugini che mantennero per 10 anni un presidio nella rocca di Caprese, in forza di un trattato concluso coi Fiorentini, al cui contado Caprese nel 1384 fu incorporato con tutto il territorio di Arezzo .

                D'allora in poi il governo di Firenze destinò in Caprese un giusdicente di nobile lignaggio che teneva ragione anche sul vicino castello e distretto di Chiusi, risiedendo alternativamente sei mesi per luogo.

                Fra i potestà fiorentini stati in Caprese per la loro Republica si conta il padre di Michelagnolo Buonarroti, e fu precisamente là, dove nacque nel 1474, il 6 di marzo, quel divino ingegno, siccome lo dimostrarono gli Accademici Tiberini nella festa letteraria ad onore del sommo artista in Sansepolcro, testè celebrata .

                L'antica Pieve di Caprese (S. Cassiano in Startina), situata in un poggio dirimpetto al castello, nel lato sinistro del Singerna, fu per essa di padronato dei conti di Montedoglio, dai quali passò verso il 1524 ai monaci benedettini di Firenze, per legato dell'abate Buonafede, mentre era commendatario della Badia Tedalda, e della Pieve di Caprese (Puccinelli, Cronic. della Bad. fior.).

                La Pieve di S. Cassiano in Startina fu staccata dalla Diocesi di Arezzo nel 1520 per unirla al nuovo vescovato di Sansepolcro . Costituiscono attualmente il piviere di Sant'Ippolito e Cassiano presso Caprese, le seguenti parrocchie: 1, San Giovanni battista a Caprese; 2.San Lorenzo alla Tirre con l'annesso di Sant'Andrea a Sovaggio; 3. La Badia di S. maria a Dicciano con l'annessa Badia di Tifi; 4. San Biagio a Cemtosoldi, già a Fragaiolo; 5. San Giorgio a Salutio; 6. Santa Maria a Gregnano.

 

Comunità di Caprese.

                Il territorio di questa comunità abbraccia una superficie di 19.540 quadrati dai quali sono da detrarre 780 quadrati occupati da corsi di acqua e da poche strade.

                Conta 1567 abitanti a ragione di 67 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.

                Confina con 5 comunità . A greco e a levante con il territorio della Pieve S. Stefano, a cominciare dalla ripa sinistra della fiumana Singerna, sulla pendice meridionale del Monte Modina, là dove sbocca la strada che viene da Compito e dell'Alvernia, con la quale passa alla sinistra della Singerna per salire il poggio di Startina o della Pieve S. Cassiano. Di là segue la direzione da greco a levante sino alla Croce di Fungaja, donde piega a scirocco per riscendere nella valle lungo la strada vecchia che guida da Arezzo e da Anghiari alla Pieve S. Stefano e con essa arriva sulla Singerna, che costeggia scendendo per mezzo miglio lungo la ripa destra fino al fosso della Lamaccia.

                Costà trova la Comunità di Anghiari con la quale mediante il fosso predetto sale il Poggio di Popiano a ostro la Madonna della Selva, il di cui Borro serve di limite alle due Comunità dal lato di ostro-libeccio sino passato la Selva Perugina. Da la si avanza per il colle di Galbantino sulla schiena dell'Alpe di Catenaja. Arrivato al vertice della montagna dove scaturisce il Cerfone che passa sotto il Ponte alla Piera, s'incontra con la Comunità di Subbiano, con la quale lungo il crine dell'Alpe medesima attraversa le più alte sorgenti del Fosso Camajano. Poco innanzi d'arrivare al torrente Carbonchia subentra alla Comunità di Subbiano quella di Chitignano che fronteggia con Caprese dal lato di ponente per circa 2 miglia lungo il dorso dello stesso Appennino fino alla Casella del Monte Foresto. Qua trova la Comunità di Chiusi Casentinese con la quale percorre la spina del Contrafforte orientale del Monte Foresto; sinché entra mella via che guida al casale di Moggibiani. A questo punto ripiega verso greco-levante per scendere nella strada di Montalone e con essa nel fosso Tritesta, di cui ne seguita il corso per mezzo miglio, poscia lo attraversa per inoltrarsi fino alla Singerna, rimontando la fiumana stessa per breve cammino onde ritornare sulla strada di compito a confine con la Comunità di Pieve S. Stefano.

                Fra i maggiori corpi di acqua che percorrono nella Comunità di Caprese, contasi il torrente Singerna, il quale se non nasce nel territorio in questione, riceve però costà il maggiore nutrimento dai copiosi fossi di Tritesta, Carbonchia e Camajano .

                I punti più elevati del territorio sono dalla parte dell'Alpe di Catenaja, le cui più elevate prominenze appartengono alle comunità limitrofe del Casentino.

                La fisica struttura di questo suolo, nella massima parte montuoso, offre nella parte meridionale un'eccezione a quelle delle rocce stratiformi che formano in generale la esterna ossatura dell'Appennini; poiché mentre i fianchi orientali dell'Alpe di catenaia sono coperti da rocce di macigno e da schisti marnosi, cui trovasi costante la calcaria compatta, un'altra specie di terreno emerge di mezzo a quest'ultima nella Valle della Singerna, tanto a sinistra quanto a destra del torrente medesimo. E' una roccia magnesiaca verdastra che in molti punti covertesi in asbesto e in gabbro, e tale più estesamente comparisce sul confine meridionale della comunità, nei monti cosidetti Rognosi. Dal lato di levante il dorso dei poggi che fanno barriera fra la Singerna e il Tevere vedesi una prominenza denominata le Murelle, dove la calcarea stratiforme cangiò di aspetto e di struttura mostrandosi bianca e in masse semigranose.

                Ivi presso esistono alcune mofete sprigionanti dai loro meati del gas acido carbonico solforoso, capace di uccidere gli animali volatili o terrestri che vi si avvicinano. Nel lato opposto della stessa vallecola, appena un miglio discosto da quelle mofete, trovasi l'acqua acidula della madonna della Selva, di cui abbiamo fatto cenno nell'articolo Acque Minerali. Scaturisce questa piccola polla da una calcarea schistosa coperta da un tufo arenario colorito in giallo dall' Ossido di Ferro .

                Di quest'ultima qualità di terreno sono coperti i Poggi della Selva Perugina, quelli di Monna e della Madonna della Selva, mentre poco lungi di là presso il Casale di Popiano torna ad affacciarsi la calcarea compatta, di sotto alla quale traboccano le rocce massicce dei Monti Rognosi e quelle che cuoprono  i fianchi del Poggio di Montauto de'Barbolani. (Vedi: Anghiari, Comunità).

                Fra i prodotti del suolo abbondano i boschi di cerri, di lecci e di castagni, massime sulle pendici dei colli che propagansi alla destra del torrente Singerna, mentre sterili e in gran parte nudi sono i poggi fra il Tevere e la Singerna, specialmente dal lato meridionale e verso i monti Rognosi.

                Le seminagioni di cereali di mais sono più frequenti nel fondo della valle coperta di ghiaja e di rena.

                La risorsa maggiore consiste nelle piccole frequenti gregge pecorine e nelle mandre di majali che trovano il loro nutrimento fra le sodaglie, in mezzo alle selve ghiandifere o sotto ai castagneti.

                Non vi sono industrie manifatturiere, oltre l'uso di tessere le mezze lane per il consumo dei villici indigeni.

                Con il regolamento governativo del 25 giugno 1776, speciale alla Comunità di Caprese, furono riuniti in una sola amministrazione economica gli undici comunelli e popoli seguenti: 1. S. Angelo alla Lama e S. Giovanni Battista a Caprese; 2. S. Lorenzo alla Torre; 3. S. Giorgio a Salutio; 4. S. Maria a Gregnano; 5. S. Biagio a Fragaiolo; 6.S. Lorenzo a Popiano (ora annesso alla Madonna della DSelva); 7. S. Cristoforo in Monna; 8. S. Paolo in S. Polo; 9. S. Maria a Senzano e S. Giusto a Trecciano; 10. S. Maria a Dicciano e Tifi; 11. Pieve di S. Cassiano in Startina.

                La potesteria di Caprese fu soppressa nel 1782; alla qual epoca la stessa Comunità venne aggregata nel civile siccome lo era nel criminale al Vicariato B. della Pieve S. Stefano, dov'è pure la sua Cancelleria; l'Ingegnere di circondario; l'Ufizio per l'esazione del Registro è a Sansepolcro. La conservazione dell'ipoteche e la Ruota in Arezzo.

                Caprese, oltre che ha la gloria di aver visto nascere fra le sue mura il gran Buonarroti, è pure la patria del celebre astronomo vivente, Giovanni Santini, professore all'Università di Padova.

 

Popolazione della Comunità di Caprese a tre epoche diverse.

I. POPOLAZIONE NEL 1833

Nome dei Luoghi

Titolo delle chiese

Diocesi cui appartengono

Abitanti nel 1883

Caprese S. Giovanni Battista, Prioria

Sansepolcro

200

Cassiano (S., in Startina) SS. Ippolito Cassiano, Pieve Arcipretura

Idem

144

Centosoldi S. Biagio, Cura

Idem

174

Dicciano e Tifi S. Maria, Pieve, già Badia Idem

179

Gregnano S. Maria, Cura Idem

56

Monna S. Cristofano, idem Idem

179

Idem S. Paolo, Idem Idem

158

Popiano S. Maria della Selva, Pieve Idem

137

Salutio S. Giorgio, Cura Idem

51

Torre e Sovaggio SS. Lorenzo e Andrea, idem Idem

157

Zenzano S. Maria Idem

112

 
Vallecalda (Frazione proveniente da Parrocchia fuori della Comunità) S. Martino, Prioria

idem

1567

 
Totale  

abit. N. 1567

II. POPOLAZIONE A TRE EPOCHE DIVERSE

 

Totale  

abit. N. 1963 nel 1551

Totale  

abit. N. 1476 nel 1745

Totale  

abit. N. 1567 nel 1833

 

 

FINE

 

 

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