L'AUTODETERMINAZIONE COME IDEOLOGIA, DIMINUISCE LA LIBERTA' E NON L'AUMENTA, INVESTE SULLA MORTE MA NON SULLA VITA

(Inno di Mameli come sfondo musicale)

 

VAI IN FONDO

Finestra sull'ateismo

HOME

VAI IN FONDO

A. BOUGUREAU, LA CARITA', 1878.

Bougureau , La Carità, 1878.
Olio su tela, cm 193 x 115,6. Smith College Museum of Art, Northampton, Massachusetts -USA-.

La ideologia della autodeterminazione, finisce per ritenere del tutto inutile la Carità cristiana e sovente la pietà umana.              

 

                Dopo il tentativo di distruggere Dio mediante la dittatura del proletariato usata come scusa per emancipare i poveri, dopo il tentativo di conquistare il mondo mediante la guerra di ragioni superiori e la razza superiore, dopo il tentativo tuttoggi in voga di isolare l’uomo da Dio nel nome della maggiore libertà conseguente alla negazione di Dio, … , si capisce come l’ideologia della cosidetta autodeterminazione altro non sia che l’ennesimo inganno per schiavizzare la libertà delle persone.

                Sul piano teologico è evidente l’origine prima di tale asserto: il peccato originale; cioè l’uomo che si inalbera contro Dio, con l’ambizione o pretesa di far da sé (Dio non esiste) e nella illusione di perseguire maggiore libertà; invero, come in antico,  inalberandosi contro il Creatore, questo antiumanesimo persegue tuttoggi solo maggiore audacia nella consumazione dell’errore e del peccato . E questa maggiore audacia, oggi come agli albori dei progenitori, vien chiamata e scambiata per maggiore libertà. Niente invero, di più illusorio e ingannevole.

                Sul piano filosofico e politico, l’autodeterminazione si risolve nella pretesa di concepire la vita degli uomini in modo paratattico più che sintattico; cioè in modo analogo a un mosaico che giustappone i pezzi per comporre una figura invece che comporla in piena e solidale armonia tra gli individui e tra gli individui e la comunità tutta..  . Insomma, secondo questa paratassi sociologica mosaicale, ciascuno ha il diritto di fare ciò che vuole di sé, poiché l’individuo deve avere la priorità nel disporre non solo della propria libertà o libero arbitrio, ma anche della decisione di vivere o darsi la morte del corpo oltre che eterna. Qui il posto naturale e tradizionale di Dio che decide della vita e della morte, viene usurpato dalla volontà del singolo, visto che lo stesso Dio si misconosce o né si cerca né si ammette.  E’ logico pertanto che si rivendichi totale disponibilità della propria vita e di quella degli altri fino a decidere arbitrariamente chi deve vivere e chi purtroppo deve morire.  In conclusione riappare qua mascherata da progressismo impellente, l’antica ambizione di tutti i tiranni : o la società fa la volontà del despota, o rischia il ferro della spada; insomma o accetti che io abortisca o eutanasizzi , o ti accuso di voler molestare il mio diritto alla libertà totale; cioè alla libertà oltre il diritto di Dio, nel nome della autodeterminazione dell’uomo.  

                L’uomo moderno montato in superbia maggiore, perché negando Dio non può controllare con gli effetti del battesimo, il fomite del peccato d’origine, finisce per darsi la morte, essendo impotente a darsi e a dare la vita, perché è uomo e non Dio, e perché d’altronde non può avere la collaborazione di Dio (il Dio della vita, Creatore della vita ma non della morte), negandolo.

                         Il brano sottostante di Maurizio Choepflin, sottolinea dunque ulteriormente il limite ideologico della cosidetta ideologia dell'autodeterminazione.

 

 ______________________

 

 

LIBERI PER VIVERE 2 / L’autodeterminazione nuova ideologia

23 Aprile 2009
Newsletter di Scienza & Vita n° 23

 

SE DAVVERO AMIAMO LA LIBERTA’
NON E’ BENE CHE L’UOMO SIA SOLO

di Lorenzo Schoepflin
*

 

http://www.scienzaevita.org/materiale/locali%20-%20AREZZO.jpg

 

 “La mia libertà finisce dove inizia quella degli altri”. Quante volte abbiamo sentito risuonare questo pensiero, tramutatosi ormai in luogo comune, quando la discussione sul grande tema della libertà diventa più accesa? Un modo per esprimere un’idea che oggi pare andare per la maggiore: ogni azione del singolo individuo è lecita fin quando non lede i diritti altrui e non priva il prossimo di ciò che gli appartiene, a prescindere dagli esiti dell’azione stessa.

 Eppure, se ci soffermiamo a riflettere, non si può fare a meno di notare lo stridente contrasto con la nostra esperienza di uomini. La comunità umana, così come viene raffigurata dai sostenitori della libertà individuale, ci appare come una miriade (circa sei miliardi, in continua ascesa!) di insiemi disgiunti. Nulla in comune tra me e l’altro da me, nulla che riguardi la mia sfera personale che sia patrimonio da porre in relazione con gli altri. Nessuno può negare che tutto questo non abbia la minima corrispondenza coi fatti della storia del genere umano e con quella di ciascuno di noi: la famiglia, la scuola, il luogo di lavoro, solo per citare alcuni esempi di vita quotidiana, presentano situazioni in cui il “mio” tempo, le “mie” scelte, le “mie” idee necessitano di un confronto costante con gli altri, anche quando non invadono gli spazi di chi mi sta di fronte.
Altrettanto innegabilmente si rende necessario fare i conti con molti paradossi delle nostra epoca, quella di facebook, dei social network, della e-mail, delle chat, dei rapporti personali a portata di mouse. Il primo dei quali è proprio questo: la diretta proporzionalità tra la frenesia e la rapidità dei contatti con il resto del mondo e la totale autodeterminazione eretta a totem delle proprie decisioni, della gestione di sé, quasi come se gli altri neppure esistessero.
In secondo luogo, non può sfuggire a quali conclusioni giungono i teorici dell’autodeterminazione tout-court: una libertà che si spinge a negare la sorgente del suo stesso essere, che è la vita ad ogni suo stadio, subordinata appunto ai desideri dell’individuo.
Infine, nel tempo in cui l’aiuto al debole, all’indigente, all’emarginato, che è prima di tutto attenzione e relazione con lui, viene visto come segno di civiltà e di progresso e magari usato come metro di giudizio delle politiche di un governo, ecco che all’essere umano in estremo bisogno, in stato di totale fragilità, vengono sottratti i nutrimenti vitali in nome della libertà individuale. Portando tutto alle estreme conseguenze, fino a consentire a qualcuno di affermare che l’aiuto e l’amore di chi, con spirito caritatevole e gratuito, assiste il prossimo, umiliano in quanto elemosina non richiesta. Se questo è il pedaggio da pagare sulla strada della libertà individuale e della autodeterminazione, che alla luce di quanto detto si mostrano come vere e proprie ideologie in aperto contrasto con l’autentica natura umana, molto laicamente vien da dire: “Non è bene che l’uomo sia solo”.

 

Maurizio Schoepflin, *Presidente Scienza & Vita Arezzo

 

 

FINE

 

TORNA SU

Finestra sull'ateismo

HOME

 

TORNA SU