LA PASQUA DIMOSTRA CHE DIO RISORTO SI PUO' SOLTANTO ADORARE, MA NON SI PUO' NE' IGNORARE, NE' ZITTIRE, TANTOMENO UCCIDERE

12-3-07

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BUONA PASQUA DELL'ANNO 2007

   

   

 

   

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     Bramantino (Bartolomeo Suardi), 1490c. : Cristo Resuscitato (Fotocomposizione).

 

 

   

 

 

Premessa

                E' Pasqua! Dinanzi al Cristo Risorto, le campane suonano come se si dovessero ribaltare per la gioia 1). La  consapevolezza e il potere nuovi della vita, e della vita eterna, pervadono e trasfigurano tutte le cose e tutte le creature visibili e invisibili. La vita, oggi, ha raggiunto davvero, la massima promozione e dimostrazione del suo destino eterno, nonostante la morte; pertanto essa osa sperare e credere come mai; osa, in definitiva, vivere come mai, cioè con un sapore e una sostanza, mai sperimentati in passato.

 

Testo

                 Tolle hunc, et dimitte nobis Barabba! :  Togli di mezzo costui!  Rimettici in libertà Barabba! : Аιρε  τουτον  άπόλυσον δέ  ήμιν  τòν  Βαραββαν! (Lc 23,18) .

                Così esclamavano i Giudei di duemila anni orsono.

                Analogamente : così esclama il paganesimo odierno:

                Togli di mezzo il Cristo! Ridacci la libertà dell'Anticristo!

                E questa forte richiesta, vien fatta dall’attuale paganesimo con maggior malizia rispetto ai Giudei suddetti, perché si ignora volutamente, l'esperienza storica che conferma con l’enfasi dei fatti, la verità cristiana bimillenaria .

                Perciò in mille modi, lo stesso paganesimo moderno, tenta sopprimere la voce e la vita di Cristo: la prima e l'ultima trovata è l'indifferenza, è dar voce a tutto tranne che a Dio, è amare ogni legge, tranne che il Decalogo di Dio, è guardare con devozione a tanti maestri, tranne che al Cristo, che ha detto: Uno solo è il vostro maestro (Mt 23,8); che  ha detto: Io sono la Via la Verità e la Vita (Gv 14,6):... Chi crede in me, avrà la Vita eterna (Gv 3,36; 5,24).

                La Grande neopagania  pertanto, è ormai profondamente illusa di riuscire a zittire la voce e il cuore di Cristo. Essa già ebbra della meta che avidamente scorge, si sente sicura del fatto suo e della strada intrapresa. Come tutti i votati alla morte, la moderna idolatria non sa del tutto, non vuole ammettere di procedere a vele spiegate, verso la morte. E anzi, in questo percorso ha da tempo chiuso le porte a Cristo, nel tentativo di toglierlo di mezzo, uccidendolo analogamente ai Giudei di Erode e del tempo di Pilato.

              Ma così come coloro che desiderano e scelgono la vita, la troveranno: l'hanno sempre trovata storicamente; così, coloro che desiderano e scelgono la morte, purtroppo, se non si ravvedono, la troveranno: l'hanno sempre trovata storicamente.

              Infatti, da dopo il peccato d'origine, il mondo è stato predisposto alla guerra all'ultimo sangue, tra la vita e la morte. Anche quando il Cristo non era venuto, anche allora, un saggio che con le sue parole e l'esempio vissuto, propagandava la vita e la verità in modo ordinario o straordinario, se solo da alcuni poteva esser seguito, prima o poi veniva da altri disatteso e abbandonato, prima o poi veniva zittito o ucciso, sebbene difficilmente mancasse di seguaci in buona fede, anche nel futuro più remoto: infatti la saggezza, nella misura in cui è verità che si disvela (e non può essere altro sostanzialmente), ha la vocazione e la missione fondamentale di segnare in modo indelebile la storia. Ora essendo Gesù la saggezza, anzi la Sapienza in persona e per eccellenza, non potevasi fare eccezione, doveva essere ucciso in modo ancor più emblematico, cioè crocifisso.

              Però, ripetesi, che il mondo è sempre stato un luogo fortemente intollerante e bellicoso verso la santità e la verità, dacché il peccato entrò a far parte della vita umana; e pertanto lo fu anche prima della venuta del Messia.

              Poi il Cristo si è fatto uomo: è dunque venuto nel mondo. Ma è venuto non per porre fine alla guerra tra la vita e la morte, ma per acuire tale guerra e proclamare la vittoria definitiva e imperitura della vita sulla morte: infatti se chiunque, si può teoricamente ignorare, zittire o uccidere, Cristo-Dio non si può né ignorare né zittire, né uccidere, proprio perché è Dio, e proprio perché essendo Dio, è Risorto. Invero Cristo-Dio si può soltanto adorare, se di fronte a lui, che è Dio, ci si vuol porre da uomini retti, cioè da creature degne di Dio, e del Dio Risorto, perché cercano il vero e nessun compromesso. E anche il paganesimo moderno (il moderno superpaganasso idolatra), dopo aver voluto e guadagnato la sua morte, dopo averla ben digerita, ed essere suo malgrado, morto per autoavvelenamento pure lui (cioè: morto da suicida, perché la morte non può generare la vita ma soltanto altra morte), ammetterà finalmente la propria sconfitta, e tornerà a riconoscere, che Dio né si può zittire, e tantomeno uccidere.

                La Pasqua è dunque insieme, sia il fondamento del grande ritorno alla vita rinata dalla morte (cioè: che ha sconfitto per sempre la morte), sia la garanzia imperitura, che è il Risorto, l'unico vivente in eterno; è il Risorto (e non ce ne sono altri) l'unico Signore della storia presente, passata e futura. E chi crede nel Risorto, avrà la vita e la vita eterna.

 

Uova di ceramica con motivi simbolici, XVIII° sec., Isola di S. Lazzaro (Venezia), Collezione Ispenian. Si distinguono fiori, croci, e Angeli o Serafini alati. L'ascendente orientale di questa produzione, è probabilmente l'Armenia, dove tali uova, nel periodo pasquale, vengono sospese con una catenella alle lampade a olio delle chiese e nella decorazione, richiamano le decorazioni interne delle cupole ecclesiastiche.

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NOTE

1: Benedetto XVI° (J. Ratzinger), Immagini di speranza (Le feste cristiane in compagnia del Papa), Cinisello Balsamo (MI), S. Paolo 2005, p.51 : Meditazioni radiofoniche del Cardinale J. R. durante la sua permanenza a Roma, poi raccolte e pubblicate. Ivi si cita il poeta Reiner Kunze, e si dice che nel 1984 compose la seguente poesia: Le campane suonavano / come se dovessero ribaltarsi per la gioia / dinanzi alla tomba vuota./ Dinanzi al fatto che una volta era riuscito qualcosa di tanto consolante...  .

 

FINE

 

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