L'INCREDIBILE AGLI OCCHI, LIBRO DI MARIA GABRIELLA DUCCI

(Maria Gabriella Ducci, L’Incredibile agli occhi, Arezzo, Helicon, 2008, pp. 1-125 …   .)

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                ...Concordo pienamente quando dice che il diversamente abile, non può essere considerato un impiccio o disturbo; e invece ha diritto a vivere (e non a sopravvivere e basta); ha diritto a sperare e sognare,  persino a volare…  . 

                Perciò la società tutta  a partire dagli ospedali come dalle scuole, deve sapersi spendere  per permettere la realizzazione del possibile prevedibile, come di quello non prevedibile se non durante o dopo il trattamento educativo o riabilitativo …  ecc.

                Ricordare questo a tutti quanti, quando molti sono impegnati giorno e notte a fare esattamente il contrario (vedi il numero di aborti in aumento,  il caso Englaro e simili…), non è solo una affermazione del vero; è anche una pagina di alto umanesimo, un Vangelo della solidarietà, un dovere altamente civile.

                Mi fa piacere dunque che ella abbia saputo affermare con forza, sia col buon esempio a riguardo di Sara che con le parole nel libro suddetto, la necessità di maggiore umanizzazione della società, specie quando una famiglia deve affrontare l’educazione di un figlio o membro, segnato da qualche menomazione.

                E mi fa piacere a riguardo del libro, che lo abbia fatto con la giusta enfasi e chiarezza. La sua infatti non è solo la rivelazione autobiografica o diaristica di una data esperienza;  è anche una sintesi di testimonianza potente su un dato di fatto inoppugnabile, cioè non solo la cecità, ma più esattamente la Sindrome di M.I.D.A.S…;  onde in conclusione,  per promuovere l’autonomia di Sara,  si dimostra decisiva la luce dell’amore materno e familiare, che vince mirabilmente su una generale situazione medica e sociale, che sebbene abbia dei pregi innegabili, tuttavia a volte, può essere o sembrare più disposta alla dimenticanza e all’abbandono, che alla promozione .

                Il suo libro però, ha anche il merito di richiamare l’attenzione su un altro aspetto, piuttosto trascurato dalla docenza politicante e massmediatica e perfino letteraria : l’amore materno e familiare. Il Bene che ella vuole a Sara e come questa la ricambia,  la felicità di Sara quando è in famiglia, insieme al suo babbo e mamma, ricordano il primato dell’amore dei genitori e familiare.  E in questo contesto non viene nascosto ma pubblicamente manifestato, l’amore eroico della mamma; che sa andare anche contro corrente (come la novella del gambero…), e alla fine risulta vincente, forse più a causa del suo primato del cuore, che a causa delle avvedutezze anche mediche e razionali (diagnosi varie, metodo Terzi…ecc.), peraltro non trascurate, e talvolta persino scoperte autonomamente e meritevolmente, come le protesi degli occhi… .

                In conclusione il suo libro è, a mio parere un esempio di arte positiva, veritiera, necessaria per la salute della cultura come della società. Onde si può dire che lei non solo è riuscita a promuovere la migliore educazione di Sara, facendo con ciò una mirabile opera pedagogica, utile al mondo intero; ma col suo testo è invero già riuscita in buona parte a contrastare e a educare notevolmente e potenzialmente, proprio quel mondo resistente e antipromozionale del diversamente abile, che o negli ospedali o nella scuola o nella società, talvolta rappresenta in effetti l’ostacolo principale .

                In questo contesto c’è però un aspetto che in futuro, in altre edizioni eventuali,  potrebbe essere meglio chiarito: non parla mai di Dio; sembra che ne abbia paura o vergogna, in ciò (si potrebbe pensare) adeguandosi probabilmente al mondo moderno che tende a inibire anziché promuovere il sentimento e il pensiero della fede, come se questo sentimento e pensiero non fossero tra i fondamentali dell’antropologia umana e non a caso, come se non fossero perfino i maggiori garanti della solidarietà verso il prossimo, specie se svantaggiato o disabile.

                Tuttavia a pag. 74 si legge : Ciascuno abbia l’amore, il sorriso, la gioia luminosa di accogliere queste creature come dono particolare di una Volontà Superiore . E anche questa non è una affermazione di poco conto; anzi dimostra l’ispirazione fondamentale del discorso pedagogico, la giustificazione principale dello sforzo o fatica promozionale;  cioè dimostra la consapevolezza viva che Sara è una persona (creatura); e come tale è un dono, sebbene misterioso in quanto persona o creatura e in quanto diversamente abile.  Ma questo mistero è in qualche modo profondamente letto da lei, sebbene a me sembra, non abbastanza indagato e esplicitato.  Però indagare e esplicitare questo punto,  potrebbe aprire o rafforzare altre sorgenti e altri lumi, proprio in vista di quel Borgo del fanciullo, ancora da realizzare.

                La esorto perciò a continuare il suo cammino, la sua speculazione, e se possibile, a continuarli anche in compagnia di Dio (potrebbe essere questa la novità decisiva, se finora non è stata assunta, o è stata debolmente assunta), oltre che dell’amore familiare e degli uomini.  E ciò per avere lume e aiuto maggiore, quando può accadere che gli uomini non siano in grado di dare né l’uno né l’altro, né il lume né l’aiuto richiesti; oppure quando possono dare entrambe le cose, ma in modo sbagliato cioè da professionisti della difficoltà a comprendere, della imperizia cronica a sapere aiutare efficacemente, onde è necessaria sempre abbondante serenità e pazienza supplementare da parte dei familiari (e specie dei genitori),  per non deviare… e troppo urtare e piuttosto convertire a via o contegno migliore, anziché irrimediabilmente perdere, cioè anziché perderli spedaccionandoli (come in effetti, si meriterebbero) … 

Migliori e cordiali,

Orlando Metozzi

 

FINE

 

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