NATALE 1223 : RINASCITA DEL PRESEPE,  PERCHE'  FRANCESCO D'ASSISI  FA IL PRIMO PRESEPE  VIVENTE , A GRECCIO .

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Foto 1 : a sinistra , Natività rappresentata a Greccio nella notte del 1223, e a destra della stessa lunetta , Natività di Betlemme . Cappella dello Eremo di Greccio , edificata nel 1228 (anno della canonizzazione di S. Francesco d' Assisi) . A sinistra c'è la Maddalena in ginocchio, patrona degli eremiti (Greccio è un eremo), segue  il cavaliere Giovanni Velita con la famiglia e vari personaggi , quindi S. Francesco che prega dinanzi al Bambino , mentre su un altare portatile inserito sulla greppia (per far dir messa dal quale altare , Francesco aveva chiesto apposito permesso al Papa) , un sacerdote (forse frate francescano) celebra la messa .

Foto 3 : Adorazione dei Magi: si distingue Maria con in braccio Gesù , e le tre figure maschili , dei Magi . Roma , catacombe di Priscilla , Arcosolio della Cappella Greca. II-III° sec. d. Cr. 

Foto 2 : Messa di Greccio . Tavoletta di Taddeo Gaddi (1327-66). Firenze Galleria della  Accademia . Al centro Francesco indossante la Dalmatica diaconale , spiega il Vangelo . A sinistra legge l' incipit (distinguibile o leggibile) della mezzanotte : In principio erat verbum (G.v. 1,1) ; a destrra Francesco tiene in braccio il Bambino che ha sollevato dalla mangiatoia a forma di sarcofago e attorniata dal bue e l' asinello; e il tutto mentre il sacerdote celebra la messa .

Foto 4 : Adorazione dei Magi. Sarcofago del Museo Ambrosiano . Milano . IV° sec. d. C.  . Talvolta , la scena si compone anche del  bue e dell' asinello (come nel Sarcofago di Stilicone della  Basilica ambrosiana: crf. Foto 5) . 

Foto 5 : Presepe del Sarcofago di Stilicone , IV° sec. , Milano , Basilica Ambrosiana . Gesù sulla Culla a forma di mangiatoia , avvolto in strette fasce , ha a destra l' asino e a sinistra il bue . Ora , secondo la interpretazione di S. Ambrogio , tale bue e asinello , rappresentano  rispettivamente il Popolo giudaico (il bue portatore del giogo della Legge) e i Gentili (somarelli, portatori dei pesi dell' idolatria). Pertanto , le due bestie rappresentano , per così dire , la moltitudine del mondo .
 

 

 

Foto 6 : Natività , Scuola di A. Rublev , Inizio del XV° sec. Galleria Tetrjakov , Mosca , cm 71 X 54.

 

 

INTRODUZIONE

                Alcuni ritengono tuttoggi che Francesco d' Assisi sia l' inventore del Presepe , cioè di quello atto di devozione paraliturgica e anche popolare, che si fa ogni anno a Natale . Ma le cose stanno diversamente , sebbene vi sia un fondo notevole di verità . Francesco d' Assisi nella notte di Natale del 1223 , fece non il primo presepe , ma semmai il primo presepe vivente, dopo Betlemme .

                Il presepe non fu inventato da S. Francesco , perché si trovano rappresentazioni precedenti al 1223 e allo stesso Francesco (1182-1226) , risalenti persino ai primissimi secoli d. C. , come ad es. la Adorazione dei Magi delle Catacombe di Priscilla (Foto 3 1) . 

                Anzi questo presepe prefrancescano , ebbe pure tipologie iconografiche . Una di queste è appunto Gesù , quale Bambino , mostrato in braccio alla madre  e visitato dai Magi , come nelle ordette Catacombe di Priscilla . Più tardi , spesso nei sarcofagi , si rappresenta Gesù in fasce sulla mangiatoia , tra un asino e un bue , come nel Sarcofago di Stilicone alla Basilica Ambrosiana di Milano (Foto 5) . I Vangeli canonici (Marco, Luca, Matteo e Giovanni) tuttavia non menzionano il bue e l' asinello ; ma in Isaia 1,3 è scritto : "Cognovit bos possessorem suum, et asinus praesepe domini sui"  : "Il bue ha conosciuto il suo possessore e l' asino la mangiatoia del suo padrone" .

                Si diffonde poi una iconografia della quale lo stesso Giotto nella Cappella degli Scrovegni padovana , riporta alcune caratteristiche : la Madonna distesa su un grande cuscino , Gesù su una mangiatoia che si staglia su una grotta , stretto in fasce (assenti in Giotto) quasi come una mummia , attorniato dall' asino e dal  bue , quando scende su di lui un raggio della cometa o da qualche   stella ; e Giuseppe se ne sta in disparte , in forma di pastore , forse tentato dal diavolo. In lontananza si vedono giungere i Magi , mentre gli angeli fanno l' annuncio ai pastori,  e le donne , altrove , lavano il Bambino .  Esempi di questa iconografia , li abbiamo nell' Affresco della Chiesa di S. Maria Foris Portas a Varese (VII-VIII sec. d. C.) , in una Copertina lignea di un Reliquiario del IV° secolo al Museo Sacro Vaticano di Roma , nella Icona della Natività della Scuola di Rublëv nella Galleria Tretjakov a Mosca (Foto 6) .

                Tuttavia ,  San Francesco , al di fuori delle cosidette «Rappresentazioni liturgiche o misteri del Natale» 2) , fu forse il primo a rappresentare il Presepe vivente , cioè con i protagonisti principali in forma di "attori" : 

                infatti,  sia San Bonaventura nella sua "Vita  di san Francesco.." 3) , che Tommaso da Celano sotto , dicono le stesse cose . Celano così si esprime: Si  accomoda la greppia , vi .. pone il fieno e si introducono il bue e   l' asinello ; poi si aggiunge che in visione , il cavaliere Giovanni Velita  : Vide nella mangiatoia giacere un fanciullino privo di vita, e Francesco avvicinarglisi e destarlo ; ma questo fanciullo sulla mangiatoia è appunto , frutto di visione ; non viene detto pertanto che un neonato vero , fu posto nella mangiatoia , come si vede nella rappresentazione dello Eremo di Greccio (Foto 1) . 

                Pertanto il primo presepe vivente  francescano , forse il primo in assoluto , incluse il  fieno , il bue  e l' asinello , la mangiatoia , i fedeli alla messa che possono dirsi , visitatori del Presepe ; ma mancano i protagonisti principali , Gesù , Giuseppe e Maria . Però Francesco col suo gesto rinfocolò lo stesso la devozione; e in tal senso , è pacifico che  aprì la strada a tutte le successive rappresentazioni presepiali . Tra queste , specialmente a quella del cosidetto Presepe Vivente . Dopo il 1223 , Gesuiti e Domenicani e parroci e vescovi , rappresentano con continuità il Presepe ; ma ancora il fenomeno , anche per motivi economici , non interesserà le famiglie private ma resterà in gran parte  confinato a chiese e conventi . 

                I privati grandi e piccoli , saranno invece raggiunti a partire dal 1700 fino ai nostri  giorni . Essi contribuiscono in modo determinante alla codificazione dei due tipi fondamentali di Presepe : quello contemplativo e quello descrittivo . Il primo di estrazione più antica e teologia più intensa,  pone l' accento sulla rappresentazione del Bambino e la sacra famiglia ; il secondo più recente e laico-popolare , enfatizza invece la partecipazione del popolo , coi vari mestieri , personaggi , la natura , gli animali , ...ecc . Comunque al presente , il presepe è ormai un fatto universale , patrimonio di tutti i popoli cristiani , oltre la Europa e l' America ; pertanto , questi popoli ed etnie son destinate a indagare e descrivere ulteriormente e a loro modo il mistero della natività; si che altre elaborazioni o tipologie di  presepe , son già in atto , e sono alla porta .

 

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1: Gomez Martillotti , Antonia minore e il presepio , in : «Osservatore Romano» , 27-28 Dicembre 1997 : un' altra immagine (dalla Baia de' Cesari , all' ingresso del Tempio di Venere genitrice sulla via Antoniana) che rappresenta il presepe , sarebbe databile al I° sec.  .

2: Tali rappresentazioni , contemporanee e precedenti a S. Francesco , prevedevano pure forme di rappresentazione vivente del   Presepe ? La domanda rimane aperta , ed è da verificare prima possibile .

3: San Bonaventura da Bagnoregio , Vita di S. Francesco d' Assisi , Roma 1888, pp. 120-21 .

 

 

TESTO

 

DELLA MANGIATOIA CHE PREPARÒ NEL GIORNO DELLA NATIVITÀ DEL SIGNORE  .

(Da: Tommaso da Celano , Vita prima , pp. 305-7 * ) .

 

                La sua aspirazione più alta, il suo desiderio dominante, la  sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo e di seguire fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l' impegno, con tutto lo slancio dell' anima  e il fervore del cuore l' insegnamento del Signore nostro Gesù Cristo e di imitarne le orme (109). [cf. l Pt 2,21] . 

                Meditava continuamente le sue parole e con acutissima attenzione  non ne perdeva mai di vista le opere. Ma soprattutto , l' umiltà della incarnazione e la carità della passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente voleva pensare ad altro. 

                A questo proposito dobbiamo raccontare, richiamando devotamente alla memoria, quello che realizzò tre anni prima della sua gloriosa morte, a Greccio, il giorno del Natale di Signore Gesù Cristo (110). 

                C' èra in quella contrada un uomo di nome Giovanni, di buona fama e di vita anche migliore, ed era molto caro al beato Francesco perché, pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carne . Circa quindici giorni prima della festa della Natività, il beato Francesco lo fece chiamare, come faceva spesso, e gli disse: «Se vuoi che celebriamo a Greccio l' imminente festa del Signore, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei fare memoria di quel Bambino che è nato a Betlemme, e in qualche modo intravedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato; come fu adagiato in una mangiatoia e come giaceva sul fieno (cf. Is 1.3) tra il bue e lo asinello» (111) . Appena l' ebbe ascoltato , quell' uomo buono e fedele se ne andò sollecito e approntò nel luogo designato, tutto secondo il disegno esposto dal santo (LM 10, 7) .

                E giunge il giorno della letizia, il tempo dell' esultanza! Per la occasione sono qui convocati frati da varie parti . Uomini e donne del territorio preparano festanti , ciascuno secondo le sue possibilità , ceri e fiaccole per rischiarare quella notte che illuminò con il suo astro scintillante tutti i giorni e i tempi . Arriva alla fine il santo di Dio e, trovando che tutto è stato predisposto, vede e se ne rallegra. Si accomoda la greppia , vi si pone il fieno e si introducono il bue e l' asinello. In quella scena si onora la semplicità, si esalta la povertà, si loda l' umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme

                Questa notte è chiara come pieno giorno e deliziosa per gli uomini e per gli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al rinnovato mistero. La selva risuona di voci e le rupi echeggiano di cori festosi. Cantano i frati le debite lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia . Il santo di Dio è li estatico di fronte alla mangiatoia, lo spirito vibrante pieno di devota compunzione e pervaso di gaudio ineffabile . Poi viene celebrato sulla mangiatoia il solenne rito della messa e il sacerdote assapora una consolazione mai gustata prima. 

                Francesco si veste da levita, perché era diacono, e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora è un invito per tutti a pensare alla suprema ricompensa. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme. Spesso, quando voleva pronunciare Cristo con il nome «Gesù», infervorato d' immenso amore, lo chiamava «il Bambino di Betlemme», e quel nome «Betlemme» lo pronunciava come il belato di una pecora, riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto. E ogni volta che diceva «Bambino di Betlemme» o «Gesù», passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e deglutire tutta la dolcezza di quella parola. 

                                 Vi si moltiplicano i doni dell' Onnipotente, e uno dei presenti, uomo virtuoso (112), ha una mirabile visione. Vide nella mangiatoia giacere un fanciullino privo di vita, e Francesco avvicinarglisi e destarlo da quella specie di sonno profondo. Né questa visione discordava dai fatti perché, a opera della sua grazia che agiva per mezzo del suo santo servo Francesco, il fanciullo Gesù fu risuscitato nei cuori di molti, che l' avevano dimenticato, e fu impresso profondamente nella loro memoria amorosa. Terminata quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia. [2C 35; LM 10.7] .

                  Il fieno che era stato collocato nella mangiatoia fu conservato, perché per mezzo di esso il Signore guarisse nella sua misericordia i giumenti e gli altri animali. E davvero è avvenuto  [cf. Sal 35,7-8]  che, nel territorio circostante, molti animali, colpiti, da diverse malattie, mangiando di quel fieno furono da esse liberati. Anzi, anche alcune donne, durante le doglie di un parto lungo e doloroso, ponendosi addosso un poco di quel fieno, hanno felicemente partorito. Alla stessa maniera numerosi uomini e donne sono stati guariti da molti mali. Oggi quel luogo è stato consacrato al Signore (113), e sopra la mangiatoia è stato costruito un altare ed è stata dedicata una chiesa in onore del beatissimo padre Francesco, affinché là dove un tempo gli animali mangiarono il fieno, ora gli uomini possano mangiare, per la salute della anima e del corpo, la carne dell' Agnello immacolato e incontaminato, Gesù Cristo nostro Signore, che con infinito e ineffabile amore ha donato se stesso per noi; e ora con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna eternamente glorificato nei secoli dei secoli. Amen.  [3C 19; LM 10,7] .

 

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NOTE

* In : Fonti francescane , a cura di Ernesto Caroli , Cap. XXX ,   Padova ,  Editrici Francescane , 2004 . Il frate minore Tommaso da Celano (1190c. - 1260) , che conobbe San Francesco , è noto al mondo per le sue due opere sulla vita del santo di Assisi , dal titolo : Vita prima , scritta nel 1229 c, e Vita seconda scritta nel 1247 c . Tommaso fu missionario in Germania .

109 : Cf. Rnb 1,1: FF 4. 

110 : Quindi il Natale del 1223. San Bonaventura (LegM 10,7) si premura di precisare che  Francesco si era premunito dell'autorizzazione del papa. Non era molto frequente allora la celebrazione dell' Eucaristia su di un «altare portatile». 

111: Non nominati nel racconto evangelico, si incontrano nelle tradizioni sia scritte che pittoriche della Natività a partire dal secolo IV°, certo desunti dal passo del profeta. 

112 : Secondo san Bonaventura (LegM 10,7), è lo stesso Giovanni.           

113 : Nell' anno 1228.

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